Читать книгу «Il Killer Pagliaccio» онлайн полностью📖 — Блейка Пирс — MyBook.
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Un poliziotto rispose: “Non ancora.”

Crivaro aggiunse: “Abbiamo il sospetto di aver individuato la persona. Ieri mattina, una fotografa professionista, Janet Davis, è stata dichiarata scomparsa. Stava scattando delle foto al Lady Bird Johnson Park la notte precedente. La polizia si chiede se possa essere lei. L’Agente McCune sta andando a far visita al marito in questo momento. Forse può aiutarci ad identificare il corpo.”

Riley sentì arrivare dei veicoli, che si fermarono nelle vicinanze lungo la strada. Guardò e vide che un paio di furgoni della televisione si erano parcheggiati.

“Accidenti” un poliziotto esclamò. “Ci siamo dati da fare per evitare che il particolare del pagliaccio dell’altro omicidio venisse fuori. Dovremmo coprirla?”

Crivaro emise un grugnito infastidito, mentre un gruppo di giornalisti usciva da uno dei furgoni con una telecamera ed un microfono e si affrettava nel campo.

“E’ troppo tardi” osservò. “Hanno già visto la vittima.”

Mentre gli altri veicoli dei media si avvicinavano, Crivaro e il coroner provarono a tenere i giornalisti quanto più lontano possibile dal nastro della polizia.

Nel frattempo, Riley guardò la vittima e si chiese …

Com’è morta?

Non c’era nessuno a cui chiederlo al momento. Tutti erano impegnati ad affrontare i giornalisti, che stavano facendo domande su domande non certo silenziosamente.

Riley si chinò attentamente sopra il corpo, dicendosi …

Non toccare niente.

Vide che gli occhi e la bocca della vittima erano aperti. Aveva già visto quell’espressione terrorizzata.

Ricordava fin troppo bene come erano apparse le sue amiche, dopo che le loro gole erano state taglia a Lanton. Soprattutto, ricordava l’incredibile quantità di sangue riversato sui pavimenti del dormitorio, quando aveva trovato i loro corpi.

Ma qui, non c’era traccia di sangue.

Vide che sembravano esserci dei piccoli tagli sul volto e sul collo della donna, nascosti sotto il trucco bianco.

Che cosa significavano quei tagli? Senz’altro, non erano abbastanza profondi da aver causato la morte.

Notò anche che il trucco era realizzato in modo goffo e strano.

Non si è truccata da sola, pensò.

No, doveva essere stato qualcun altro a farlo, forse contro la volontà della vittima.

Poi, Riley sentì uno strano cambiamento nella sua mente, qualcosa che non aveva percepito dopo quei giorni terribili a Lanton.

Le venne la pelle d’oca, quando capì che cos’era quella sensazione.

Stava osservando un frammento della mente del killer.

E’ stato lui a vestirla così, pensò.

Le aveva probabilmente messo il costume dopo la morte, ma era stata ancora cosciente, quando lui le aveva dipinto la faccia col trucco. A giudicare dagli occhi privi di vita ed aperti, doveva essere stata fin troppo consapevole di cosa le stesse accadendo.

E gli è piaciuto, pensò. Ha goduto del suo terrore mentre la truccava.

Riley comprese anche i piccoli tagli ora.

L’ha tormentata con un coltello.

L’ha schernita, facendo in modo che si chiedesse come l’avrebbe uccisa.

Riley sussultò e si alzò in piedi. Fu di nuovo colpita da nausea e stordimento, e quasi cadde a terra, ma qualcuno le prese il braccio.

Si voltò e vide che Jake Crivaro le aveva impedito di cadere.

La stava fissando dritta negli occhi. Riley sapeva che lui comprendeva esattamente che cosa stava vivendo.

Con voce roca e terrorizzata, gli disse …

“L’ha spaventata a morte. E’ morta di paura.”

Riley sentì Dahl emettere un grido di sorpresa.

“Chi te l’ha detto?” Dahl chiese, camminando verso Riley.

Crivaro gli disse: “Nessuno gliel’ha detto. E’ vero?”

Il coroner alzò leggermente le spalle.

“Forse. O qualcosa del genere, comunque, se è come l’altra vittima. Nel sangue di Margo Birch sono state trovate molte anfetamine, una dose fatale che ha fatto smettere il cuore di battere. Quella povera donna deve aver avuto una paura tremenda fino al momento della morte. Dovremo fare l’esame tossicologico su questa nuova vittima, ma …”

La voce gli si fermò in gola, e chiese a Riley: “Come lo sapevi?”

Riley non aveva idea di che cosa rispondere.

Crivaro intervenne: “E’ quello che fa. Per questo si trova qui.”

Riley tremò profondamente a quelle parole.

Questo è davvero ciò in cui voglio essere brava? si chiese.

Si domandò se forse avrebbe dovuto spedire quella lettera di dimissioni dopotutto.

Forse non doveva essere lì.

Forse non doveva avere alcun ruolo in questo.

Ma era sicura di una cosa: Ryan sarebbe stato terrorizzato se avesse saputo dove si trovava e che cosa stava facendo.

Crivaro chiese a Dahl: “Quanto può essere stato difficile per il killer reperire questa particolare anfetamina?”

“Purtroppo” il coroner rispose, “è facile acquistarla in strada.”

Il cellulare di Crivaro vibrò. “E’ l’Agente McCune. Devo rispondere.”

Crivaro si allontanò per parlare. Dahl continuò a fissare Riley, come se fosse una sorta di fenomeno da baraccone.

Forse ha ragione, pensò.

Nel frattempo, sentì alcune domande che i giornalisti stavano facendo.

“E’ vero che l’omicidio di Margo Birch è uguale a questo?”

“Margo Birch era vestita e truccata allo stesso modo?”

“Perché questo killer veste le sue vittime come pagliacci?”

“Questa è opera di un serial killer?”

“Ci saranno altri omicidi di pagliacci?”

Riley ricordò quello che uno dei poliziotti aveva appena detto …

“Ci siamo dati da fare per evitare che il particolare del pagliaccio dell’altro omicidio venisse fuori.”

Ovviamente, nonostante tutto, le voci si erano già sparse e non si poteva più tenere nascosta la verità.

La polizia stava provando a svelare il meno possibile, rispondendo alle domande. Ma Riley , ripensando alla sua esperienza a Lanton, ricordò quanto i giornalisti fossero aggressivi. Comprendeva bene il motivo per cui Jake e i poliziotti non erano felici della presenza di quei giornalisti. La pubblicità non avrebbe affatto semplificato il loro lavoro.

Crivaro raggiunse Riley e Dahl, infilandosi il cellulare in tasca.

“McCune ha appena parlato col marito della donna scomparsa. Quel pover’uomo è preoccupato da morire, ma ha detto qualcosa a McCune, che potrebbe essere utile. Dice che lei ha un neo proprio dietro l’orecchio destro.”

Dahl si chinò e guardò dietro l’orecchio della vittima.

“E’ lei” disse. “Come hai detto che si chiama?”

“Janet Davis” Crivaro rispose.

Dahl scosse la testa. “Beh, almeno abbiamo identificato la vittima. Potremmo anche portarla via di qui. Preferirei non dover lavorare col rigor mortis.”

Riley osservò la squadra di Dahl caricare il cadavere su una barella. L’operazione richiedeva un notevole sforzo. Il corpo era rigido come una statua, e gli arti, chiusi nel vestito a palloncino, erano estesi in tutte le direzioni, fuoriuscendo dal lenzuolo bianco che li copriva.

Finalmente ammutoliti, i giornalisti fissarono inebetiti la barella che veniva trasportata in mezzo al campo, fino al furgone del coroner, con il suo grottesco fardello.

Appena il corpo svanì nel furgone, Riley e Crivaro superarono i giornalisti e tornarono al proprio veicolo.

Crivaro mise in moto e partì; Riley gli chiese dove ora fossero diretti.

“Alla sede centrale” fu la risposta di Crivaro. “McCune mi ha detto che dei poliziotti hanno cercato intorno al Lady Bird Johnson Park, dove Janet Davis era scomparsa. Hanno trovato la sua macchina fotografica. Deve esserle caduta, quando è stata rapita. Ora la macchina fotografica si trova alla sede centrale dell’FBI. Andiamo a vedere che cos’hanno scoperto i tecnici del laboratorio. Forse, avremo fortuna e ci fornirà delle prove.”

Quella parola scosse Riley …

“Fortuna.”

Sembrava una parola strana da usare in riferimento all’omicidio di una donna e così particolare poi.

Ma Crivaro intendeva ovviamente ciò che aveva detto. Si chiese quanto dovesse essere duro fare questo lavoro per molti anni, come lui aveva fatto.

Era completamente immune all’orrore?

Non riusciva a capirlo dal suo tono di voce, mentre l’uomo continuava a parlare …

“Inoltre, il marito di Janet David ha lasciato McCune guardare le foto che lei aveva scattato in questi ultimi mesi. McCune ha scovato delle foto scattate in un negozio di costumi.”

Quelle parole destarono l’interesse di Riley, che domandò: “Intende il tipo di negozio che vende costumi da pagliaccio?”

Crivaro annuì. “Sembra interessante, non è vero?”

“Ma che cosa significa?” Riley replicò.

Crivaro disse: “E’ difficile dirlo, tranne per il mero fatto che Janet Davis era abbastanza interessata ai costumi da volerne scattare delle foto. Il marito ricorda che ne aveva parlato, ma non gli ha detto di che posto si trattasse. Ora McCune sta provando a risalire al negozio in cui le foto sono state scattate. Mi chiamerà. Non dovrebbe volerci molto.”

Crivaro rimase silenzioso per un istante.

Poi, rivolse lo sguardo a Riley e chiese: “Come va?”

“Bene” fu la risposta di Riley.

“Sicura?” Crivaro insisté. “Sembri pallida, come se non ti sentissi bene.”

Naturalmente, era vero. Una combinazione della nausea mattutina e dello shock per quello che aveva visto aveva senz’altro influito su di lei. Ma l’ultima cosa che voleva al mondo era dire a Crivaro che era incinta.

“Sto bene” Riley ripeté.

Crivaro disse: “Presumo che tu abbia avuto delle sensazioni istintive sul killer laggiù.”

Riley annuì silenziosamente.

“C’è altro che dovrei sapere, oltre alla possibilità che abbia spaventato a morte la vittima?”

“Non molto” Riley rispose. “Tranne che è …”

Lei esitò, poi trovò la parola che stava cercando. “Sadico.”

Mentre proseguirono il viaggio in silenzio, Riley si trovò a ricordare lo spettacolo del corpo deposto sulla barella. Si sentì sopraffare di nuovo dall’orrore che la vittima avesse dovuto patire una tale umiliazione e un simile oltraggio persino nella morte.

Si chiese che tipo di mostro avrebbe augurato una cosa simile a una persona.

Per quanto vicina si fosse sentita momentaneamente al killer, sapeva che non poteva comprendere le orrende elucubrazioni della sua mente.

Ed era certa di non volerlo fare.

Ma c’era questo in serbo per lei prima che il caso fosse risolto?

E poi dopo che cosa avrebbe fatto?

E’ così che sarà la mia vita?

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