Читать бесплатно книгу «I divoratori» Annie Vivanti полностью онлайн — MyBook
 



Era la sua creaturina, era il « béby » che l'aveva spinta colà. Inesorabilmente, col primo gesto delle minuscole mani, col primo tocco delle fragili dita premute sul seno materno, la bambina aveva discacciato la madre dal suo posto al sole: l'aveva dolcemente, inesorabilmente, sospinta fuori dalla gioia, fuori dall'amore, fuori dalla vita – verso l'ombra dove seggono le madri con miti occhi di cui nessuno conta le lagrime, con dolci bocche di cui nessuno chiede i baci. Nancy prima d'altri aveva preso il suo posto al sole; che, se quasi sempre i figli, simili ai pettirossi, sono gli inconsci e istintivi carnefici dei loro vecchi, il giovane Genio è un'aquila, che balza inatteso dal nido d'una colomba; e, sbattendo le ali noncuranti e devastatrici, per vivere distrugge, per nutrirsi divora, per creare annienta.

– Nancy! – esclamò Adele, irrompendo un giorno nella camera della cugina, – c'è qui un inglese che vuol vederti. Vieni presto. Io non capisco una parola di quello che dice.

– Oh! mandagli la mamma, – rispose Nancy. – Io ho dimenticato tutto il mio inglese. E poi voglio leggere fino in fondo questo pernicioso Gabriele.

– Tua madre è uscita. Vieni, suvvia!

E Adele le accomodò con un colpetto e una tiratina i capelli, e poi la spinse nel salotto, dove l'inglese aspettava.

Questi si alzò – era un uomo alto, tutto sbarbato; e gli occhi erano buoni e ingenui nella sua faccia dura.

Nancy stese la mano dicendogli in italiano:

– Buon giorno.

Egli rispose in inglese:

– How do you do? – E continuò: – Il mio italiano è molto deficiente. Posso parlare inglese?

Nancy sorrise.

– Lei può parlarlo, ma io posso non comprenderlo.

Però lo comprese assai bene.

Egli le disse che slava scrivendo per la « Fortnightly Review » un saggio critico sulle poesie di Nancy, con una traduzione in prosa di alcune delle liriche; e desiderava di chiudere l'articolo con un « aperçu » delle sue mire e dei suoi intenti… Che cosa scriveva adesso?

– Nulla, – fece Nancy con un lieve gesto delle mani, un gesto di inerzia latina che egli trovò grazioso. – Non faccio nulla.

– Peccato! – disse l'inglese. – Intendo questa vostra dolce parola italiana in ambo i suoi significati, di rammarico e di colpa.

Nancy abbassò il capo con aria triste.

– Perchè non lavorate? – domandò severamente lo straniero.

Nancy ripetè il suo piccolo gesto sconfortato.

– Non lo so, – disse. E soggiunse con un sorriso: – Noi italiani parliamo tanto che sperdiamo, dicendole, tutte le belle cose che potremmo scrivere.

Adele, presso la finestra, alzò il capo.

– Che sia perciò, – disse ridendo, – che la nostra letteratura è così noiosa e i nostri Caffè così divertenti?

Nancy rise. E l'inglese, rivolto a lei, disse:

– Ma è possibile che i vostri pensieri, una volta detti, non esistano più?

– Oh, più, più! – disse Nancy. – Volano via, come… oh! come quei fiori diafani e tondi, quasi di piuma, nei prati… Sapete pure! quelli che a soffiarli vi dicono l'ora? Io sempre sapevo l'ora così, quando ero bambina in Inghilterra. Come si chiamano quei fiori?…

– « Dandelions », – disse l'inglese. E gli parve che quella infantile reminiscenza la ravvicinasse assai al suo cuore; e subito le parlò della sua casa nella contea di Kent, dove il suo vedovo padre Sir Frederick Kingsley e la sua unica sorellina, vivevano circondati da un vasto parco antico, tutto ombre e silenzi verdi.

– Mi fate venir la nostalgia, – disse Nancy.

Il signor Kingsley parve contento.

– Voi dunque ricordate l'Inghilterra?

– Oh no! – disse Nancy. – Io ho sempre la nostalgia di cose che non ricordo, o di cose che non ho conosciuto mai.

Sorrise; ma nei suoi occhi oscillava la tristezza solitaria dell'anima del sognatore.

L'inglese tossì, perchè gli argomenti astratti lo imbarazzavano.

Poi, con fare tranquillo e metodico, disse:

– Spero che lavorerete molto e che farete delle grandi cose.

Nancy decise che così farebbe. Si alzò per tempo l'indomani, e scrisse nel suo diario: « Incipit vita nova ». Poi fece un elaborato orario per l'impiego di tutte le sue giornate, e una lista delle cose che voleva scrivere: concetti e idee che da mesi le turbinavano nella mente, ma che sempre erano disperse da frivole visite e futili conversazioni.

Si sentì impaziente, e felice, e smaniosa di cominciare! Il grande foglio di carta bianca le stava davanti come una meravigliosa terra inesplorata, piena di splendide promesse e d'infinite possibilità. Tremante e lieta, Nancy vi tracciò sopra coll'indice reverente il segno della croce.

Poi qualcuno bussò alla porta.

Era Clarissa Della Rocca, la sorella maritata di Nino, lunga, linda e liscia in vesti attillate.

– Mes amours! – esclamò abbracciando Nancy, e premendole in fretta il mento sull'una e l'altra guancia. – Metti il cappello e vieni giù con me. C'è Aldo che è arrivato dall'America. Figùrati. Aldo! Ma come? non l'hai mai visto? mio cognato? il fratello minore di Carlo? Bello come un accordo in re minore! (L'ha detto lui, parlando di sè). Ma vieni, vieni a vederlo. Siamo giù col tilbury: proviamo i due nuovi sauri di mio marito. Ho voluto esserci anch'io, ma adesso ho paura; quei cavalli sono indemoniati! E ho bisogno d'attaccarmi a qualcuno!

– Attaccati ad Aldo, – disse Nancy ridendo.

– Impossibile! è lui che guida. E poi, ha un caratteraccio! Vieni, vieni. Sarà più amabile se ci sei tu.

– Ma se non mi conosce, – fece Nancy colla penna ancora in mano, e guardando il foglio di carta ancora bianco.

– Appunto per ciò! Aldo è sempre amabile con le persone che non conosce. Vieni presto, ma chérie! ti dico che Aldo è un incanto!… Decorativo come un gobelin! E poi, figurati che è stato in America, in un selvaggio e solitario « ranch » del Texas! Parla inglese e tedesco, e canta come un angelo. Fatti bella, mon chou aimé!

Nancy indossò rapida una lunga giacca chiara, e si appuntò il cappello senza guardarsi nello specchio.

Clarissa, che la osservava di sotto alle lunghe palpebre, disse:

– Mon Dieu! – Poi chiese subitanea: – Quanti anni hai?

– Quasi diciassette, – rispose Nancy cercando i guanti.

– Quelle veine! – sospirò Clarissa. – Sei pronta?

Sì, Nancy era pronta.

– E non badarci, – disse Clarissa, – se ti dò dei pizzicotti! Il cavallo di destra s'impenna.

Scesero le scale correndo, e davanti alla porta nel tilbury, videro Aldo Della Rocca, che teneva, con redini tese, i sauri impazienti. Colla punta della frusta solleticava le loro orecchie, perchè s'inalberassero, col collo curvo e la bocca schiumante.

Egli era davvero « un incanto ». Il suo profilo, come Nancy lo vedeva spiccare sul chiaro cielo di giugno, era simile a quello dell'Hermes di Prassìtele. Ed ella notò i lucidi capelli ondulati splendenti di un nero quasi azzurro, quando, salutandola, egli sollevò il cappello – con un largo gesto, un poco affettato, che la fece sorridere.

Salirono leste, e sedettero dietro a lui; gli impetuosi cavalli staccarono il trotto, e balzarono giù per il corso e fuori verso i bastioni con passo velocissimo.

Di quando in quando Clarissa dava un piccolo grido spaurito, ma poichè Aldo pareva non accorgersene, ella presto cessò.

– Ebbene? Cosa t'ho detto? Vedi come è seraficamente bello? – disse, accennando con dito estatico la schiena rigida e snella del cognato. – Sempre dico a Carlo: Ah, perchè, perchè il destino non ha voluto ch'io incontrassi prima di te l'apollineo tuo fratello?

Nancy sorrise:

– Ma mi pare molto giovane questo signore.

– Ha ventiquattro anni, viperetta che sei! – disse Clarissa, – del resto, è stato tanto viziato dalle donne di Napoli, che potrebbe avere mille anni, per tutto quello che sa!

– Bah! che orrore! – fece Nancy guardando sdegnosamente le inconscie spalle davanti a lei, e il colletto alto, e i lucidi capelli neri, e infine l'irreprensibile cappello, correttamente piantato in cima a tutto ciò.

– Oh, sì! Aldo è un orrore! Ma quanto è visualmente dilettevole! – E Clarissa rise piano, giù nella gola, come una tortora innamorata.

Aldo volse verso di loro il mirabile profilo.

– Vi condurrò sulla strada di Monza, – disse.

– Oh Dio! No! – fece Clarissa, – non su quella brutta stradaccia noiosa dove nessuno ci vede.

– Oggi conduco a passeggio i cavalli, non le tue « toilettes », – replicò suo cognato, e si volse, prendendo a rapido trotto per la via di Monza.

– Il est si spirituel! – disse ridendo Clarissa, che ad ogni più piccola emozione traboccava nel francese.

La lunga via polverosa fiancheggiata di platani, si stendeva davanti a loro; ed i sauri andavano come il vento.

A un tratto, vicino alle prime case di Sesto, sentirono che Aldo frenava subitamente, e si sporsero per vederne la ragione. A pochi metri davanti a loro, in mezzo alla via, due donne e un uomo si dibattevano, avvinghiati, ansanti, mentre un gruppo di bambini li guardava spaventati da una porta. Il nodo umano si contorceva in sinistro silenzio. L'uomo di cui, anche da lontano, Nancy vedeva i capelli scompigliati e la faccia paonazza, era riuscito a liberare un braccio dalla stretta convulsa delle donne, ed ora, con rapido moto, strappò dalla tasca qualche cosa su cui il sole balenò.

– Dio! Ha un coltello o un revolver! – sussurrò Nancy.

Anche le donne avevano veduto, e urlavano, aggrappandosi a quel braccio levato, e invocando aiuto.

Rapida, Nancy sporse in avanti le piccole mani vigorose:

– Posso tenerli io i cavalli, – disse, e afferrò le redini.

Aldo si volse sorpreso:

– Ma cosa fa? ma perchè? – poi s'interruppe.

Ella gli lesse un dubbio in viso, ma lo fraintese.

– Ma sì, posso! posso! – gridò. – Vada presto! non tema per noi!

Egli fece una piccola smorfia curiosa, quasi un sorriso, poi saltando dalla vettura traversò la strada correndo e si slanciò sul gruppo selvaggio, che si dibatteva, piegando in qua e in là come sbattuto dai marosi. L'uomo ruggiva, sempre col braccio teso in aria. In un attimo Della Rocca gli fu addosso, e torcendogli la mano, gli strappò dalle dita la rivoltella.

Con rapido atto ne aprì la canna, scotendo per terra le cartucce. Poi gettò l'arma a un uomo che accorreva con altri da una vicina osteria. Indi in due salti fu di nuovo davanti al tilbury. Alzò i bellissimi occhi su Nancy, e sollevando il cappello con quel gesto largo e affettato che già prima l'aveva fatta sorridere, disse:

– Perdoni se l'ho fatta aspettare!

– Dio! Che poseur, – esclamò Clarissa, che fino allora aveva tenuto gli occhi chiusi e le orecchie turate per non vedere nè sentire.

Della Rocca sorrise, e, balzando in scerpa, prese le redini dalle mani protese e tremanti di Nancy. Essa si lasciò ricadere al suo posto, snervata e turbata. I cavalli diedero un balzo e ripresero la strada.

– Che sangue freddo! – disse Clarissa prendendo fra le sue una manina di Nancy.

– Sì, – disse la fanciulla guardando ora con approvazione le spalle rigide, i capelli neri e l'irreprensibile cappello davanti a lei. – Mi piacciono gli uomini coraggiosi.

Clarissa diede un piccolo strillo.

– Ih! Che dici? Non è mica Aldo che è coraggioso, sei tu! Aldo è prudente come una lepre. Ma essendo anche un incorreggibile posatore, non manca mai l'occasione di un effetto. – E Clarissa imitò il saluto di Della Rocca, sollevando con gesto di principesca grazia un immaginario cappello.

Nancy rise. Ma non credette una sillaba del discorso sulla lepre.

Quando la lasciarono alla porta di casa sua, ella rispose al profondo saluto di Aldo con un piccolo cenno della testa, serio e soave; poi corse su per le scale ed entrò nella sua camera.

Sul suo scrittoio giaceva una lettera, non aperta. Ma Nancy non si curò di guardarla. Già, era di Nino… Egli le scriveva ogni mattina e veniva a trovarla ogni sera.

Nancy corse subito sul balcone. Ma il tilbury aveva già svoltato l'angolo e non si vedeva più.

Nancy rientrò nella sua stanza e si tolse lentamente i guanti. Sentiva una grande e irragionevole gioia per il fatto che i polsi le dolevano ancora dallo sforzo fatto per tenere le redini, e che le sue delicate dita erano contuse e indolenzite. Dalla finestra aperta entrò il vento, e sparpagliò tutte le carte che erano sulla scrivania.

Sparpagliò la lista di ciò che Nancy doveva fare; e l'orario delle sue giornate; e la lettera di Nino; e portò via, svolazzante e vano, il grande foglio di carta – il bianco foglio, pieno di splendide possibilità, su cui Nancy aveva tracciato con indice riverente il segno della croce.

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