Estenuata dalla lunga e disastrosa mattinata, Emily si ritrovò ad affogare nell’infelicità. Ovunque guardasse vedeva problemi ed errori; una parete tinteggiata male, una luce affissa malamente, un mobile inadatto. Prima le erano sembrate delle fissazioni, ma adesso la seccavano.
Sapeva di aver bisogno di aiuto e consiglio professionale. Era stata una pazza a pensare di poter gestire da sola un Bed and Breakfast.
Decise di chiamare Cynthia, la proprietaria della libreria che in gioventù aveva gestito un Bed and Breakfast, per chiederle consiglio.
“Emily,” disse Cynthia quando rispose al telefono. “Come stai, tesoro?”
“Malissimo,” disse Emily. “È il peggior giorno della mia vita.”
“Ma sono solo le sette e mezza!” esclamò Cynthia. “Quanto tremendo può essere?”
“Davvero, davvero tremendo,” rispose Emily. “Il mio primo ospite se n’è andato. Ho dimenticato di servirgli la colazione il primo giorno, il secondo giorno non avevo abbastanza ingredienti e ha detto che il cibo era freddo. Non gli piacevano i cuscini né gli asciugamani. Non so cosa fare. Puoi aiutarmi?”
“Arrivo subito,” disse Cynthia, apparentemente entusiasta all’idea di impartire un po’ di saggezza.
Emily uscì per aspettare Cynthia e sedette sul portico, sperando che il sole potesse tirarla su, o perlomeno che lo facesse la dose di vitamina D. Aveva la testa così pesante che la lasciò ricadere tra le mani.
Quando sentì il rumore del ghiaino che scricchiolava, alzò lo sguardo e vide Cynthia che le si avvicinava in bicicletta.
La bici arruginita di Cynthia era una vista comune e pressoché indimenticabile del panorama di Sunset Harbor, soprattutto perché la donna che le stava in sella aveva crespi capelli tinti di arancione e indossava tenute brillanti e molto goffe. A rendere le cose ancora più bizzarre, Cynthia aveva recentemente affisso un cestino di vimini davanti alla bicicletta sul quale trasportava Storm, uno dei cuccioli di Mogsy che aveva adottato. Per molti versi Cynthia Jones era lei stessa una vera e propria attrazione turistica.
Emily era contenta di vederla, sebbene l’ampio cappello estivo rosso a pois di Cynthia le ferisse gli occhi stanchi. Salutò con la mano l’amica e aspettò che la raggiungesse.
Entrarono e Cynthia non sprecò tempo. Mentre salivano le scale, bombardò Emily di domande – sulla pressione dell’acqua, sul fatto che stesse o meno servendo cibo biologico, su chi fosse il suo fornitore. Per quando ebbero raggiunto la stanza degli ospiti, la testa di Emily girava.
Accompagnò Cynthia all’interno. La stanza, a giudizio di Emily, era bellissima. C’era un mezzanino da una parte, dove aveva sistemato un comodo sofà in pelle in modo che gli ospiti potessero sedere lì ad ammirare la vista sull’oceano. La stanza era soprattutto bianca, ma con degli elementi blu, un tappeto in pelle di pecora e mobilio in pino anticato.
“Il letto è troppo piccolo,” disse Cynthia immediatamente. “Doppia standard? Sei pazza? Ti serve qualcosa di grande e opulente. Qualcosa di lussuoso, qualcosa che sia fuori dalla loro portata. Per come hai sistemato le cose, qui pare di essere a uno showroom.”
“Credevo che quello fosse il senso,” disse Emily umilmente.
“Assolutamente no!” esclamò Cynthia. “Deve sembrare un palazzo!” Fece ampi giri della stanza, toccando le coperte spiegazzate del letto. “Troppo ruvide,” disse. “I tuoi ospiti meritano di dormire in un letto che sulla pelle sembri seta.” Si avvicinò alla finestra. “Queste tende sono decisamente troppo scure.”
“Oh,” disse Emily. “Nient’altro?”
“Quante stanze hai?”
“Be’, questa è la principale già pronta. Ce ne sono altre due che hanno bisogno solo di un po’ di mobilio. Poi ce n’è un’altra valanga che non sono ancora riuscita a svuotare. E dovrebbe essere adattato anche tutto il terzo piano.”
Cynthia annuì e si portò un dito al mento. Sembrava avere qualche idea – forse, pensò Emily, grandiosi piani per il Bed and Breakfast che per lei sarebbero stati impossibili da portare a termine.
“Mostrami la sala da pranzo,” ordinò Cynthia.
“Uhm…okay…”
Scesero di sotto e a ogni passo il timore di Emily si intensificava. Stava cominciando a pentirsi della decisione di aver chiesto aiuto a Cynthia. Dove il signor Kapowski aveva scalfito il suo fragile ego, Cynthia lo stava facendo a pezzi a mazzate.
“No, no, no, no, no,” disse Cynthia passeggiando per la sala da pranzo.
“Pensavo che ti piacesse questa stanza,” disse Emily, preoccupata. Cynthia si era sicuramente goduta il pranzo da cinque portate con relativi cocktail – preparato e pagato nientepopodimeno che da Emily – l’ultima volta che era stata lì.
“E mi piace. Per le cene!” esclamò Cynthia. “Ma devi farne una sala da pranzo da Bed and Breakfast adesso, con dei tavolini, in modo che gli ospiti possano mangiare soli. Non puoi farli sedere tutti a una stessa tavola in questo modo!”
“Pensavo che avrebbe favorito un senso di comunità,” balbettò Emily sulla difensiva. “Cercavo di fare qualcosa di diverso.”
“Tesoro,” disse Cynthia, “non provarci neanche. Non ora. Magari fra dieci anni quando avrai un’attività stabile e soldi da spendere, allora potrai metterti a sperimentare. Ma adesso non hai altra scelta che fare ciò che gli ospiti si aspettano. Capisci?”
Emily annuì triste. Non sapeva nemmeno se ci sarebbe stato un ‘tra dieci anni’. Aveva ragionato solo a breve termine con il Bed and Breakfast e ora sembrava che Cynthia volesse che ci investisse davvero, che lo trasformasse in qualcosa di duraturo e proficuo. Stava cominciando a suonarle tutto costoso, e il costoso Emily non poteva permetterselo. Comunque ascoltava pazientemente mentre Cynthia proseguiva nelle sue critiche.
“Non mettere i gigli qui. Alla gente fanno venire in mente i funerali. E, oh Dio, quello va tolto.” Cynthia stava guardando fuori dalla finestra che dava sul pollaio. “Tutti adorano le uova dei polli ruspanti, ma di certo non adorano vedere le sporche bestiacce li producono!”
Per quando se ne fu andata, Emily si sentiva peggio che mai. Tornò a sedersi sul portico, guardando la lista di cose da fare che Cynthia le aveva dato. Proprio allora Daniel arrivò a casa risalendo a piedi il patio di ghiaino di fronte a lei.
“Oddio, sono felice di vederti,” disse Emily alzando lo sguardo su di lui. “La mia giornata è diventata un vero schifo da quando mi sono svegliata.”
Daniel si sedette accanto a lei sul portico. “Cos’è successo?”
Emily lo intrattenne con il racconto di Kapowski, di Lola e Lolly che non avevano fatto l’unica cosa che dovevano fare, delle belle scarpe che aveva rovinato frugando il pollaio, di Kapowski che se n’era andato e delle critiche di Cynthia.
“E fa’ un respiro profondo,” disse Daniel con un sorriso non appena ebbe terminato.
“Non prendermi in giro.” disse Emily imbronciandosi. “È stata una giornata davvero impegnativa e potevo farcela con il tuo aiuto.”
Daniel rise sotto i baffi. “Un giorno guarderai indietro e vedrai il lato divertente. Una volta che tutto questo sarà nel passato e starai gestendo il Bed and Breakfast più famoso del Maine, è ovvio.”
“Dubito che accadrà,” disse Emily, abbandonandosi ulteriormente al suo umore depresso. Non riusciva nemmeno a cominciare a pensare che il suo Bed and Breakfast potesse avere successo. Non era neanche sicura di poter continuare per un breve periodo. “La cosa peggiore è che so che hanno entrambi ragione,” aggiunse. “Non sono abbastanza brava. Devo migliorare. E devo portare a termine i cambiamenti che mi ha consigliato Cynthia. Il Bed and Breakfast che ha gestito lei quando era giovane era uno dei migliori del Maine. Sarei un’idiota a non seguire i suoi consigli.”
“Quanto lavoro c’è da fare?” chiese Daniel.
“Molto. Cynthia ha detto che devo sistemare le due stanze di sopra secondo gli standard rapidamente. Devo seguire diversi schemi cromatici e avere diversi prezzi per notte, in modo che gli ospiti pensino di avere una scelta, per fargli sentire di avere il controllo. Ha detto che tenderanno a scegliere la stanza di prezzo medio per non sembrare taccagni con il partner, ma che ci sarà sempre un certo tipo di persona che sceglierà sempre e comunque la meno cara, e un altro che sceglierà sempre la più costosa.”
“Wow,” disse Daniel. “Non sapevo che ci fosse così tanto a cui pensare.”
“Nemmeno io,” rispose Emily. “Mi sono buttata in tutta questa cosa da cieca e ingenua. Ma voglio che funzioni, lo voglio davvero.”
“Allora quali cambiamenti devi fare? Quanto ci vorrà?”
“Più o meno tutto,” disse Emily triste. “E devo farlo il prima possibile. Finirò tutto il resto dei miei risparmi. Ho calcolato di avere il necessario solo per tenere aperto fino al quattro di luglio. Quindi un mese.”
Immediatamente notò un cambiamento nel linguaggio del corpo di Daniel, uno spostamento quasi impercettibile lontano da lei. Era ben conscia del fatto che stava mettendo un limite di tempo alla loro relazione, così come alla sua attività, e sembrava che Daniel stesse già prendendo le distanze da lei, anche se solo di pochi centimetri.
“Allora cosa intendi fare?” le chiese.
“Seguirò i consigli di Cynthia,” disse lei, decisa.
Daniel sorrise e annuì. “Perché fare le cose a metà?” disse.
Le mise attorno un braccio ed Emily si appoggiò a lui, sollevata che avesse accorciato la distanza tra di loro ancora una volta. Ma quello spostamento non era qualcosa che avrebbe dimenticato facilmente.
Aveva azionato un cronometro sulla loro relazione, e il cronometro ticchettava.
“Questo cassettone sarebbe perfetto per la stanza più piccola,” disse Emily facendo scorrere le dita lungo la superficie del comò di pino mentre guardava Daniel.
Il suo cuore accelerava man mano che si innamorava, come le accadeva sempre, delle gemme nascoste del negozio di antiquariato di Rico. Poteva vedere Daniel entusiasmarsi, anche lui, a vederle; era un vantaggio aggiunto che quello fosse il loro luogo di appuntamenti preferito.
A entrambi piaceva non solo il brivido della scoperta di articoli rari ed esotici per il Bed and Breakfast, ma anche l’infinita fonte di divertimento che il vecchio e smemorato uomo forniva. Mentre la memoria a breve termine di Rico non era per nulla affidabile, la sua capacità di ricordare il passato non era seconda a nessuno, e si lanciava spesso in inaspettati aneddoti sulla gente del paese, o su lezioni di storia della stessa Sunset Harbor. C’era anche spesso il bonus extra di Serena che, nonostante fosse di quindici anni più giovane, Emily considerava una buona amica.
Emily poi alzò lo sguardo e vide uno squisito specchietto di cortesia dorato.
“Oh, e anche questo sarebbe perfetto.”
Schizzò attraverso il negozio, con Daniel che la seguiva mentre saltellava da un guardaroba all’altro. Avanzando si appuntava i prezzi e i numeri dei cartellini degli articoli a cui era interessata, in modo da poter dare a Rico una lista alla fine. Stava facendo molti acquisti, dopotutto, ed era meglio non confondere il pover’uomo.
“E questo?” chiese Emily a Daniel guardando un grande letto a baldacchino. “Cynthia ha detto che i letti devono essere più grandi. Che devo far sentire gli ospiti come principi.”
Daniel attraversò il negozio lasciando il punto in cui stava esaminando delle vasche in pietra per uccelli, e si fermò accanto a lei.
“Wow. Voglio dire, sì, i tuoi ospiti si sentiranno di sicuro principi a dormire in quel coso. È enorme. Sei sicura di avere lo spazio?”
Emily tirò fuori un metro e annotò le dimensioni del letto, poi consultò il diagramma che teneva in tasca. Si era scritta tutte le misure per assicurarsi di comprare solo i mobili che ci sarebbero stati giusti nelle stanze. Il piano era buttarsi sul rinnovo delle altre due camere matrimoniali prima di tutto, utilizzando tutti i soldi che le erano rimasti per renderle il più perfette possibile, e poi di passare rapidamente alle altre venti stanze – quelle che avrebbero soddisfatto la fetta di mercato più economica – una volta che fossero entrati i soldi delle prime tre.
“Starebbe benissimo nella suite matrimoniale!” disse Emily raggiante. La struttura meravigliosa del letto la entusiasmava; il solo pensiero di possederla e sistemarla in una delle camere le dava un brivido.
Daniel si allungò per leggere il cartellino del prezzo. “Hai visto quanto costa?”
Emily si abbassò e lesse il cartellino. “Apparteneva a un nobile norvegese del quindicesimo secolo,” lesse. “Ovvio che sia caro.”
Daniel la guardò sconcertato. “Perché non ti preoccupi? La Emily che conosco io sarebbe già in iperventilazione.”
“Ah. Ah,” disse Emily sarcastica, anche se sapeva che stava dicendo la verità. Era una classica nevrotica, ma questa volta qualcosa era cambiato. Forse era l’orologio che ticchettava, quella campana che rintoccava, la sabbia che scivolava attraverso il timer della loro relazione. Qualcosa sul senso di conclusione di tutto le faceva gettare al vento la cautela. “Bisogna spendere soldi per fare soldi, no?” disse audacemente. “Se faccio economie adesso, più tardi la pagherò. Il Bed and Breakfast collasserà.”
“Sei un po’ melodrammatica,” disse Daniel ridendo. “Ma io so cosa intendi dire. Devi investire adesso, gettare le fondamenta.”
Emily fece un respiro profondo.
“Okay, bene. Ora che stai dalla mia parte, sono pronta a cominciare.”
Il pensiero di spendere tutti quei soldi risparmiati, di finire a barcamenarsi in modo così precario sull’orlo della bancarotta, non era qualcosa che a Emily piacesse. Non era mai stata quel tipo di persona, il tipo impulsivo. Di solito era attenta e ponderata, misurava i pro e i contro di ogni situazione prima di prendere un impegno – cioè finché non aveva lasciato drammaticamente il lavoro, l’appartamento e il fidanzato a New York per precipitarsi nel Maine. Magari era più impulsiva di quanto pensasse. O forse era un tratto che cresceva man mano che invecchiava. Era in quel modo che Cynthia era diventata così eccentrica? Ogni anno che invecchiava aggiungeva un altro colore luminoso al suo guardaroba, si tingeva i capelli di un’altra bizzarra sfumatura? Per quanto volesse bene alla sua cara amica, Emily sussultò al pensiero di diventare come lei.
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