Читать книгу «Sempre Con Te» онлайн полностью📖 — Sophie Love — MyBook.

CAPITOLO QUATTRO

Per quando furono tornate al Bed and Breakfast, Chantelle era esausta. Riuscì a rimanere sveglia per tutto il pranzo che Daniel aveva preparato mentre loro erano fuori, ma non fece che sbadigliare.

“Magari dovremmo andare a letto presto,” disse Emily. “Si è alzata prestissimo. E domani comincia la scuola, quindi riposare non le farà male.”

Daniel era d’accordo e salirono in camera di Chantelle, la misero a letto, poi le lessero una storia finché non si fu addormentata.

Lasciarono la stanza, chiusero piano la porta alle loro spalle, e intanto Emily pensò agli ultimi due giorni di genitorialità. Era stato più divertente di quanto si fosse aspettata. Ma le parole di Vanessa le giravano ancora nella testa, facendole dubitare di se stessa.

Daniel ed Emily scesero facendo molto piano, volendo evitare di far scricchiolare le assi del pavimento per non svegliare Chantelle.

“Mi piacerebbe uscire in barca per vedere il tramonto,” disse Daniel. “Che ne dici? Appuntamentino serale?”

Emily si accigliò. “Non possiamo lasciare qui Chantelle.”

Daniel si mise a ridere. “Allora è un bene che Serena stia arrivando.”

Emily si accigliò ulteriormente. “Eh?”

Daniel fece un sorrisetto. “Be’, mentre eravate via mi sono preso la libertà di chiamare una babysitter. Sarà qui alle sette.”

Il cipiglio di Emily si trasformò in un largo sorriso. “Davvero?” Non riuscì a contenere l’eccitazione. Era passato così tanto da quando era uscita da sola con Daniel che non aveva capito quanto le mancasse. Gli buttò le braccia al collo e gli piantò uno splendido bacio sulle labbra.

“Farò meglio a prepararmi,” disse, raggiante, e corse di sopra a vestirsi.

Serena arrivò alle sette precise, portando con sé il suo dolce profumo e il suo bagliore.

“Sei proprio da urlo,” disse non appena vide la mise di Emily.

Emily arrossì. Non era mai stata il tipo da accettare i complimenti. “Grazie, Serena,” disse. “Ci serve proprio una serata fuori.”

“Nessun problema,” disse Serena. “Non vedo l’ora di rilassarmi e mettermi a leggere qualche romanzetto rosa.”

Emily e Daniel puntarono alla porta, ma prima che avessero la possibilità di uscire, si scontrarono con qualcuno sulla soglia. Era Owen, l’amico di Cynthia, il giovane e timido pianista che era stato alla locanda tempo prima per accordare l’antico strumento del padre di Emily, e a cui Emily aveva offerto di venire a suonare quando lo avesse desiderato.

“Oh, uhm, scusate, se state uscendo posso tornare un’altra volta,” disse Owen inciampando sulle parole e armeggiando con gli spartiti che teneva in mano.

“Assolutamente no,” disse Emily. “Entra e suona. Serena comunque è qui, quindi puoi suonare per tutto il tempo che vuoi.”

Owen sorrise timidamente e ringraziò Emily, poi andò in salotto.

Mentre Emily e Daniel scendevano i gradini del portico la musica bellissima e tormentata di Owen fluttuava alle loro spalle.

*

L’acqua sciabordava contro il porto mentre Daniel aiutava Emily a salire sulla barca. Il cielo era ancora blu, nonostante il crepuscolo si avvicinasse rapido.

“Dove andiamo?” chiese Emily una volta che si fu sistemata.

“Volevo esplorare un’altra isola,” disse Daniel.

Emily si ricordò dell’ultima volta, quando avevano scoperto il faro e i dipinti che suo padre aveva collezionato. Era stata sicura che ci potesse essere un qualche indizio sulla sparizioni di suo padre contenuta nei quadri, ma come la maggior parte delle piste che aveva seguito questa sembrava averla portata a un vicolo cieco: aveva scoperto solo il nome di un’artista che adesso era morta.

Daniel avviò il motore e la barca si allontanò ondeggiando dal molo. L’acqua era calma quella sera, e il viaggio filava liscio. La barca tagliava l’acqua con facilità. Emily si teneva stretta, resa euforica dalla sensazione del vento nei capelli – per fortuna che li aveva fissati!

Il cielo si stava facendo rosa quando toccarono le sponde dell’isola che Daniel voleva esplorare. Saltò giù dalla barca e aiutò Emily a scendere, poi i due si misero a passeggiare mano nella mano sulla spiaggia. In lontananza, Sunset Harbor luccicava.

“È bellissima,” disse Emily con aria sognante. Si era innamorata del posto, del suo Bed and Breakfast e della ragazzina che vi dormiva rumorosamente dentro.

“Credi che Serena starà bene?” chiese Daniel.

“Finché Chantelle dorme non ci sarà nulla di cui preoccuparsi,” rispose Emily.

Daniel si fece silenzioso. “Volevo ringraziarti,” disse un po’ timidamente.

“Per cosa?” chiese Emily.

“Per essere così fantastica con Chantelle. E per tutto. Ti ho fatto passare le pene dell’inferno, lo so. Non ero certo che mi avresti perdonato.”

Emily deglutì a fatica. Ricordare quelle dolorose settimane senza Daniel le faceva ancora un gran male. Che lui fosse cosciente di cosa le aveva fatto passare era rivitalizzante.

“Non credo di aver avuto una vera e propria scelta,” disse Emily. Sentiva l’esitazione nel suo tono. “Non appena ti ho visto con lei… era tutto quello che ho sempre desiderato, Daniel. Ti amo così tanto da star male.”

In quel momento smisero di camminare e Daniel si voltò per guardarla in viso. Le asciugò la lacrima che aveva sulla guancia con il pollice, poi le avvolse delicatamente il viso tra le mani.

“Ti amo anch’io, Emily,” disse.

Poi schiacciò le labbra contro le sue. Emily si sciolse in loro, provando ancora una volta quella cruda passione che solo Daniel sapeva accenderle dentro. Lo abbracciò, sentendo i suoi muscoli tesi sotto la camicia mentre con le mani le percorreva il corpo. Sentire Daniel che finalmente diceva quelle due parole che aveva tanto desiderato udire aveva fatto rinascere il corpo di Emily in un modo nuovo da anni. La passione era scomparsa dalla relazione con Ben anni prima, e nonostante le deliziose notti che aveva trascorso con Daniel quella era la prima volta che provava un tale desiderio, una tale voglia.

Si staccò da lui. Daniel aveva gli occhi infiammati di desiderio. Lei non l’aveva mai baciato così prima.

“Ti voglio, Emily,” disse Daniel, senza fiato. “Ora e per sempre.”

Emily allora si avvicinò, tirandolo di nuovo a sé dai ganci dei jeans all’altezza della cintura. Lo voleva vicino, vicinissimo. Voleva sentire ogni centimetro di lui. Su quell’isola abbandonata, con il sole che tramontava attorno a loro, Emily non poteva pensare a nient’altro che volesse più di Daniel. Tutto di Daniel.

*

In alto, le stelle luccicavano. Le onde dell’oceano si infrangevano delicatamente contro la spiaggia. Emily era distesa tra le braccia di Daniel, con la testa sul suo caldo petto nudo. Riusciva a sentire il battito del suo cuore, il cui ritmo era ancora rapido dopo il loro amore. La pelle bolliva ancora sotto alle dita di Emily.

Si tirò su sul gomito. “Siamo via da un’eternità,” disse. “Probabilmente dovremmo tornare.”

Daniel fece un respiro profondo, come riluttante a lasciare quel luogo. Emily sapeva come si sentiva. Anche lei desiderava restare in quel magico momento per sempre. Ma pensò che c’erano altri magici momenti da condividere a casa, alla locanda. Adesso che erano parte di una famiglia, ci sarebbero stati milioni di momenti di divertimento e di felicità di cui godere.

Emily tornò a stendersi sulla sabbia e guardò Daniel che si rivestiva, travolta dalla gioia. Le stelle le sorridevano, finalmente.

Si vestì anche lei e si lisciò i capelli, sperando di essere in grado di dare da pensare che il suo aspetto disordinato dipendesse dal giro in barca piuttosto che da ciò che lei e Daniel avevano fatto sull’isola.

Daniel saltò in barca e aiutò Emily a salire con lui.

“Quando Chantelle sarà a scuola dovremmo andare al negozio di antichità in fondo alla strada,” disse Daniel. “Non ci sono mai stato e ho sentito che hanno dei gioielli interessanti, degli anelli davvero fantastici.”

Il cuore di Emily prese a battere più veloce. Daniel stava davvero facendo un accenno al matrimonio? Sull’isola aveva detto che voleva stare con lei per sempre; adesso parlava di anelli. Emily non aveva ancora neanche pensato al matrimonio con Daniel. C’erano già stati tanti tafferugli nella loro relazione che aveva tenuto pensieri del genere fuori dalla sua mente.

Però adesso, seduta sulla barca che attraversava l’oceano puntando alla città che adorava così tanto, capì quanto fosse entusiasta alla prospettiva di sistemarsi con Daniel.

Per la prima volta, l’idea che lui le chiedesse di sposarlo le si conficcò in testa come un seme che pianta radici.

CAPITOLO CINQUE

“Pronta per il primo giorno di scuola?” chiese Emily a Chantelle allungandosi sul tavolo della colazione per raccogliere i piatti vuoti coperti di briciole.

Chantelle alzò lo sguardo su di lei e annuì. Aveva un’espressione di seria contemplazione. Emily non aveva mai visto un’espressione così adulta su un viso così giovane. Certo, una nuova scuola sarebbe stata preoccupante per Chantelle, Emily lo sapeva. Ma che la ragazzina sembrasse così solenne in vista della cosa le fece davvero male al cuore. Sperava di riuscire ad aiutare Chantelle a diventare più tranquilla e rilassata, ad aiutarla a imparare come divertirsi nel modo in cui un bambino di sei anni avrebbe dovuto fare.

Proprio allora, Daniel entrò in cucina. Indossava la camicia a quadri infilata nei pantaloni oggi, si era pettinato i capelli all’indietro e si era spuntato la barba. Emily si gonfiò d’orgoglio nel vederlo, sapendo quanto si doveva essere sforzato solo per fare una prima impressione buona ai cancelli della scuola.

Daniel raggiunse Emily e la baciò.

“Qualcuno si è messo in ghingheri,” gli disse Emily con un sorrisetto.

Daniel guardò Chantelle. “Pronta per il gran giorno?” le chiese.

Chantelle sembrò un po’ più rilassata in presenza di Daniel quel giorno, notò Emily. Forse stava imparando a fidarsi di lui, alla fine. Dopo essere stata sradicata dal Tennessee stava cominciando a sistemarsi, e vedeva in lui qualcuno su cui fare affidamento, qualcuno che non l’avrebbe delusa.

“Vieni con me, papà?” chiese.

Emily notò lo sguardo sollevato di Daniel.

“Certo” disse.

“Nessuno dei due si perderebbe questo giorno per niente al mondo,” aggiunse Emily.

Chantelle sorrise di orgoglio e timidezza allo stesso tempo.

Lasciarono tutti la casa e salirono sul pick-up di Daniel. Mentre percorrevano le strade alberate, Chantelle guardava fuori dal finestrino con aria tesa e nervosa. Quando parcheggiarono fuori dal carino edificio di mattoni rossi che sarebbe stato la sua nuova scuola, si fece pallida e introversa.

“Andrà tutto bene,” disse Emily toccandole una mano. “Lo so che all’inizio fa paura, ma una volta che sarai entrata e che avrai conosciuto gli altri bambini e gli insegnanti starai bene.”

Chantelle la guardò con i suoi grandi occhi blu, chiaramente sopraffatta.

Emily andò alla portiera posteriore del pick-up per prendere la mano di Chantelle, la strinse per rassicurarla, e la aiutò a scendere a terra. C’erano altri bambini con i genitori che girovagavano. Un gruppo di ragazzini giocava su una pila di foglie cadute, un paio di ragazzini si ricorrevano nell’erba. Emily stessa si sentì piuttosto sopraffatta da tutto quanto. Non aveva mai trascorso molto tempo con i bambini, soprattutto non con grossi gruppi di bambini. Il chiasso era incredibile, anche peggiore di quando Gus e suoi amichetti di settant’anni avevano fatto festa alla locanda.

Emily guardò Daniel. Anche lui sembrava disorientato. Emily non poté fare a meno di ridere tra sé e sé vedendo loro tre, tutti sconvolti e con gli occhi sgranati.

Proprio allora una giovane donna si avvicinò a loro con un sorriso di benvenuto. Indossava dei pantaloni beige svasati con un cardigan lilla e scarpe basse, una mise che a Emily fece subito pensare a un’insegnante. Diede una gomitata a Daniel e non poté trattenersi dal ridacchiare apertamente di fronte alla sua espressione scoraggiata, che corrispondeva perfettamente a quella di Chantelle. Trovarsi faccia a faccia con i docenti era chiaramente un’esperienza terrificante per i Morey, pensò Emily.

“Salve, sono la signorina Glass,” disse la giovane, porgendo una mano.

Emily prese il comando e le strinse la mano. La signorina Glass aveva delle mani incredibilmente morbide e delle unghie perfettamente curate.

“Lei è Chantelle?” chiese rivolgendo l’attenzione e il suo sorriso dolcissimo alla bambina.

Chantelle si ritrasse, aggrappandosi alla gamba del pantalone di Emily. Emily le accarezzò la testa per confortarla.

“Non c’è nessun bisogno di aver paura, tesoro,” disse la signorina Glass. “Sono tutti felicissimi di conoscerti.” Guardò Emily e Daniel. “Sono davvero un gruppetto dolcissimo.”

Emily sorrise, più a suo agio con l’idea di lasciare Chantelle nelle mani di qualcun altro. Ma Daniel sembrava faticare di più al pensiero di lasciarla.

Si accucciò accanto a Chantelle e le prese le spalle con le mani. “Buona giornata,” disse, ed Emily gli udì l’emozione nella voce. “Non vedo l’ora che mi racconti tutto.”

La prese tra le braccia e la strinse forte. Emily notò il modo in cui stringeva le labbra, trattenendo lacrime che cercavano di fuoriuscire. Vederlo così rese emotiva anche lei, e fece aumentare il suo amore per lui.

Daniel si sciolse dall’abbraccio e adesso toccava a Emily dire delle parole di incoraggiamento alla bambina. La abbracciò stretta.

“Sii coraggiosa,” disse, “e mostra agli altri bambini che anima gentile, amorevole e generosa hai.”

Chantelle annuì. Si voltò verso l’edificio scolastico e fece un respiro profondo. Daniel si allungò per prendere la mano di Emily.

“Si divertirà molto oggi,” li rassicurò la signorina Glass mentre prendeva la mano mezza riluttante di Chantelle nella sua. “Ve lo prometto,” aggiunse, facendo oscillare il braccio.

Insieme, Emily e Daniel trattennero il respiro guardando Chantelle che percorreva la strada fino alla sua nuova scuola. Sull’ultimo gradino si fermarono, e Chantelle si voltò. Con l’incoraggiamento della signorina Glass li salutò con la mano, poi sparì all’interno.

“Il primo giorno di scuola della nostra bambina,” sussurrò Emily.

*

Di ritorno al Bed and Breakfast, Emily si chiese che cosa avrebbero fatto in quella giornata. Chantelle era nelle loro vite da meno di una settimana e già non ricordava che cosa faceva di se stessa prima di lei.

“Oggi cosa facciamo?” chiese a Daniel.

“Credo che dovrei trasferirmi,” rispose, con lo sguardo sempre fisso fuori dal parabrezza.

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