Ciò che sbucò dalla giungla superava le peggiori aspettative di Thor. Lì di fronte a loro c’era un enorme insetto, grande cinque volte Thor. Sembrava una specie di mantide, con due zampe posteriori, due più piccole zampe anteriori che roteavano nell’aria, e lunghi artigli alle estremità. Il corpo era verde fluorescente, ricoperto di squame e aveva delle piccole ali che ronzavano e vibravano. In cima alla testa c’erano due occhi, un terzo si trovava sulla punta del naso. Si allungò mostrando altri artigli – nascosti sotto la gola – che vibravano e schioccavano.
Rimase lì, incombendo si di loro, e un altro artiglio gli uscì dalla pancia: una lunga zampa che sporgeva. Improvvisamente, talmente veloce che nessuno di loro poté reagire, afferrò O’Connor per la vita allungando i tre artigli e lo sollevò in aria come fosse una foglia.
O’Connor fece roteare la sua spada, ma non era sufficientemente vicino per poterlo colpire. La bestia lo scosse diverse volte, poi aprì improvvisamente la bocca, mostrando diverse file di denti affilati, ruotò O’Connor a testa in giù e iniziò ad abbassarlo verso le sue fauci.
O’Connor strillò mentre gli si profilava davanti una morte istantanea e dolorosa.
Thor reagì. Senza pensarci due volte mise un sasso nella fionda, prese la mira e tirò contro il terzo occhio del mostro, sulla punta del naso.
Fu un centro diretto. La bestia gridò, un verso orrendo, tanto forte da poter spezzare un albero, poi lasciò cadere O’Connor che precipitò ruotando in aria e andando ad atterrare sul soffice terreno della giungla con un tonfo.
L’insetto si infuriò, poi si voltò verso Thor.
Thor sapeva che opporre resistenza e combattere contro quella creatura sarebbe stato inutile. Almeno uno dei suoi compagni ne sarebbe rimasto ucciso e probabilmente anche Krohn. Ciò avrebbe diminuito le loro preziose energie. Capì che probabilmente erano degli intrusi nel suo territorio e che se fossero riusciti ad andarsene abbastanza velocemente, forse li avrebbe lasciati stare.
“CORRIAMO!” gridò.
Si voltarono, iniziarono a correre e la bestia iniziò a inseguirli.
Thor sentiva il rumore degli artigli del mostro che tagliavano la fitta vegetazione alle loro spalle, fendendo l’aria e mancando di poco proprio la sua testa. Pezzi di foglia volavano in aria e piovevano attorno a lui. Corsero tutti insieme e Thor sentiva che se fossero riusciti a guadagnare sufficiente distanza, avrebbero potuto trovare un modo per ripararsi. Altrimenti avrebbero dovuto lottare.
Ma Reece improvvisamente scivolò dietro di lui, inciampando in un ramo e cadendo lungo disteso tra le foglie. Thor sapeva che non si sarebbe rialzato in tempo. Si fermò, sguainò la spada e si mise tra Reece e la bestia.
“CONTINUATE A CORRERE!” gridò agli altri, rimanendo lì pronto a difendere Reece.
La bestia balzò su di lui, strillando e agitando i suoi artigli mirando alla sua faccia. Thor si abbassò e fece roteare la spada. Il mostro lanciò un grido orribile quando Thor riuscì a tagliare una delle sue zampe. Un liquido verde spruzzò ovunque e Thor vide con orrore che l’artiglio ricresceva tanto veloce quanto era stato tagliato. Era come se Thor non l’avesse mai ferito.
Thor deglutì. Sarebbe stato impossibile uccidere quella bestia. E ora l’aveva anche fatta arrabbiare.
La bestia sferrò un colpo con un’altra zampa spuntata da un’altra parte del suo corpo, colpendo con violenza Thor alle costole e mandandolo a cadere tra degli alberi. Il mostro abbassò un altro artiglio per colpirlo di nuovo e Thor si rese conto di trovarsi in seria difficoltà.
Elden, O’Connor e i gemelli corsero verso di lui e, mentre la bestia stava per colpirlo, O’Connor gli tirò in bocca una freccia che andò a conficcarglisi in gola facendola gridare. Elden prese la sua ascia doppia e la piantò nella schiena dell’insetto, mentre Conven e Conval tiravano una lancia ciascuno, trafiggendogli anche loro la gola. Reece si rimise in piedi e conficcò la spada nella pancia della bestia. Anche Thor balzò in piedi e fece roteare la spada tagliando un’altra zampa del mostro. Infine Krohn si unì a loro, saltando in aria e affondandogli le zanne nel collo.
La bestia continuava a gridare mentre tutti la attaccavano e la ferivano meglio che potevano. Thor si meravigliò che stesse ancora in piedi, le ali ancora vibranti. Sembrava non voler morire.
La guardarono con orrore mentre, una alla volta, si toglieva di dosso le lance e spade e l’ascia e tutte le ferrite si rimarginavano sotto i loro occhi.
Era una bestia imbattibile.
L’animale ringhiò e tutti la guardarono scioccati. Avevano fatto tutto il possibile e non l’avevano minimamente scalfita.
La bestia si preparò ad attaccarli di nuovo, con i suoi denti e artigli affilati come rasoi, e Thor si rese conto che non c’era nulla che potessero fare. Stavano tutti per morire.
“LEVATEVI DI MEZZO!” disse improvvisamente una voce.
La voce proveniva da dietro le loro spalle e sembrava giovane. Thor si voltò e vide un ragazzino di forse undici anni correre portando ciò che sembrava essere una caraffa d’acqua. Thor si abbassò e il ragazzo lanciò l’acqua bagnando completamente il muso della bestia.
L’animale si inarcò all’indietro e stridette, del vapore si levò dal suo muso mentre lei si portava gli artigli alle guance, agli occhi e alla testa. Continuò a strillare, un rumore così potente che Thor dovette ripararsi le orecchie con le mani.
Alla fine la bestia si voltò e sfrecciò via, nel fitto della giungla, scomparendo tra la vegetazione.
Si voltarono tutti a guardare il ragazzino con espressione carica di meraviglia e gratitudine. Era vestito di stracci, aveva lunghi capelli castani e occhi intelligenti di colore verde chiaro. Era ricoperto di polvere e sembrava, a giudicare dai piedi scalzi e dalle mani sporche, che vivesse là fuori.
Thor non aveva mai provato una tale gratitudine per qualcuno.
“Le armi non servono a nulla contro un belvagatore,” disse sollevando gli occhi al cielo. “Fortunati voi che ho sentito le grida e che ero qui vicino. Sennò oramai eravate morti. Non lo sapete che non si affronta mai un belvagatore?”
Thor guardò i suoi amici, tutti senza parole.
“Non l’abbiamo affrontato,” disse Elden. “È stato lui ad affrontare noi.”
“Loro non affrontano mai,” ribatté il ragazzino, “a meno che non vi introduciate nel suo territorio.”
“E cosa avremmo dovuto fare?” chiese Reece.
“Beh, come prima cosa non guardatelo mai negli occhi,” rispose il ragazzo. “E se vi attacca, stendetevi a faccia in giù fino a che non vi lascia stare. E soprattutto, non cercate mai di scappare correndo.”
Thor fece un passo avanti e mise una mano sulla spalla del ragazzo.
“Ci hai salvato la vita,” gli disse. “Ti siamo immensamente debitori.”
Il ragazzo scrollò le spalle.
“Non sembrate soldati dell’Impero,” disse. “Sembra veniate da qualche altra parte del mondo. Quindi perché non avrei dovuto aiutarvi? Sembrate come quelli che sono venuti dalla nave qualche giorno fa.”
Thor e gli altri si scambiarono uno sguardo d’intesa, poi si voltarono verso il ragazzino.
“Sai dove sono andate quelle persone?” chiese Thor.
Il ragazzo scrollò le spalle.
“Era un bel gruppetto, e trasportavano un’arma. Sembrava pesante: ce la mettevano tutta per portarla. Li ho seguito per giorni. Erano facili da pedinare. Si muovevano lentamente. Ed erano pure distratti e approssimativi. So dove sono andati, anche se non li ho seguiti molto dopo il villaggio. Posso portarvi lì e indicarvi la direzione giusta, se volete. Ma non oggi.”
Gli altri si guardarono confusi.
“Perché no?” chiese Thor.
“Tra poche ore scenderà la notte. Non potete stare fuori al buio.”
“Perché?” chiese Reece.
Il ragazzo lo guardò come se fosse un folle.
“Gli etasetti,” disse.
Thor si avvicinò al ragazzo e lo guardò. Gli era piaciuto da subito. Era intelligente, sincero, coraggioso e aveva un grande cuore.
“Conosci un posto dove possiamo trovare riparo per la notte?”
Il ragazzino lo guardò e scrollò le spalle, incerto. Ponderò la situazione.
“Penso che non dovrei,” disse. “Il nonno si arrabbierà un sacco.”
Improvvisamente Krohn apparve alle spalle di Thor e camminò verso il ragazzino, i cui occhi si accesero di gioia.
“Wow!” esclamò.
Krohn gli leccò la faccia e il ragazzino rise divertito accarezzandogli la testa. Poi si inginocchiò, abbassò la lancia e lo abbracciò. Krohn sembrò apprezzare e quasi ricambiare e il ragazzino rise istericamente.
“Come si chiama?” chiese. “Cos’è?”
“Si chiama Krohn,” disse Thor sorridendo. “È un raro leopardo bianco. Viene dall’altra parte dell’oceano. Dall’Anello. Da dove veniamo noi. Gli piaci.”
Il ragazzino baciò Krohn ripetutamente e alla fine si rialzò in piedi e guardò Thor.
“Bene,” disse incerto, “Credo di potervi portare alla mia casa. Speriamo che il nonno non si arrabbi troppo. Se lo farà, la vostra fortuna sarà finita. Seguitemi. Dobbiamo sbrigarci. Presto sarà notte.”
Il ragazzo si voltò e velocemente li guidò attraverso la giungla. Thor e gli altri lo seguirono. Thor era sorpreso dalla sua destrezza e da quanto bene conoscesse quella foresta. Era difficile stargli dietro.
“C’è gente che passa di qui di tanto in tanto,” disse il ragazzino. “L’oceano e le correnti li conducono dritti al porto. Alcuni vengono dal mare e tagliano per di qua, diretti in qualche altro luogo. La maggior parte di loro non ce la fanno. Vengono mangiati o gli capita qualcos’altro nella giungla. Voi siete stati fortunati. Ci sono cose ben peggiori dei belvagatori, qui.”
Thor deglutì.
“Peggio di quello? Cosa per esempio?”
Il ragazzino scosse la testa e continuò a camminare.
“Non credo vogliate saperlo. Ho visto cose piuttosto sgradevoli qui.”
“Da quanto sei qui?” gli chiese Thor curioso.
“Da sempre,” rispose. “Mio nonno ci ha fatto trasferire quando ero ancora piccolo.”
“Ma perché qui, in questo posto? Sicuramente ci sono luoghi mille volte più ospitali.”
“Non conoscete l’Impero, vero?” chiese loro il ragazzo. “Le truppe sono ovunque. Non è così facile rimanere inosservati. Se mai ci catturassero, ci farebbero schiavi. Vengono raramente da queste parti e comunque non si addentrano mai così tanto nella giungla.”
Mentre attraversavano una folta macchia di vegetazione, Thor allungò una mano per spostare una foglia dal cammino, ma il ragazzo si voltò e gli spinse via il braccio gridando: “NON TOCCARLA!”
Tutti si fermarono e Thor fissò la foglia che aveva quasi toccato. Era grande e gialla, e sembrava piuttosto innocua.
Il ragazzo allungò un bastone e la sfiorò appena con la punta. Improvvisamente la foglia si avvolse attorno al bastone, con incredibile velocità, e ne seguì un sibilo: il bastoncino evaporò.
Thor era scioccato.
“Una foglia bruciante,” disse. “Veleno. Se l’avessi toccata, saresti senza mano ora.”
Thor si guardò attorno esaminando tutti i tipi di foglie con nuova circospezione. Si meravigliò di quanto fortunati fossero stati a incontrare quel ragazzino.
Proseguirono lungo il loro tragitto e Thor mantenne le mani vicine al corpo, così come gli altri. Cercarono di prestare maggiore attenzione a ogni cosa che calpestavano.
“Rimanete vicini e camminate esattamente dove metto i piedi io,” disse il ragazzo. “Non toccate nulla. Non cercate di mangiare quella frutta. E non annusate neanche i fiori, a meno che non vogliate andare all’altro mondo.”
“Ehi, e quello cos’è?” chiese O’Connor voltandosi e guardando un enorme frutto che pendeva da un ramo, lungo e stretto, di un bel giallo brillante. O’Connor vi si avvicinò, allungando una mano.
“NO!” strillò il ragazzino.
Ma era troppo tardi. Non appena O’Connor l’ebbe toccato il terreno si aprì sotto di loro e Thor si sentì scivolare, come correndo giù da una collina ricoperta di fango e acqua. Erano intrappolati in una colata di fango e non riuscivano a fermarsi.
Continuarono a gridare mentre scivolavano per decine di metri, giù verso i bui e profondi recessi della giungla.
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