Читать книгу «l’Arrivo » онлайн полностью📖 — Моргана Райс — MyBook.

CAPITOLO QUATTRO

“Scappa!” gridò Kevin mentre la gente mutata dagli alieni si avvicinava pericolosamente al bunker. Luna stava già apparentemente ascoltando il suo suggerimento, lanciandosi verso i confusi meandri di quel posto, così veloce che Kevin faceva fatica a starle dietro.

Comunque erano sempre stati bravi a scappare. Ogni volta che finivano nei guai per essere andati in qualche posto dove non dovevano andare, riuscivano sempre a tenere testa a chiunque li inseguisse. Beh, almeno la maggior parte delle volte. Beh, almeno più della metà. Questa volta però Kevin sospettava che avrebbero avuto a che fare con qualcosa di ben peggiore che una severa lavata di capo, se le creature dietro di loro li avessero raggiunti.

Poteva sentire il tonfo dei loro piedi sul pavimento del bunker mentre li rincorrevano, il suono del loro inseguimento silenzioso eccetto che per il ticchettio degli stivali sul cemento. Non parlavano né gridavano mentre li inseguivano, non emettevano alcun suono, urlo o richiesta di fermata a Luna e Kevin. In qualche modo questo rendeva tutto più spaventoso.

“Da questa parte!” gridò Luna, conducendolo sempre più a fondo nella base. Passarono oltre l’armeria e ora Kevin provò il desiderio di avere qualche genere di arma, semplicemente perché gli sembrava l’unico modo per poter uscire da lì tutti interi. Dato che però non ne aveva una, decise di rovesciare ogni cosa incontrasse sul suo passaggio, spingendo un carrello in mezzo davanti alla gente che avanzava, chiudendo le porte dietro di sé. I colpi gli dicevano quando i loro inseguitori andavano a sbattere contro quegli ostacoli, ma fino ad ora niente di tutto questo parve essere in grado di rallentarli neanche un po’.

“Zitto adesso,” sussurrò Luna, tirando Kevin in un altro corridoio e rallentando, mettendosi a camminare in punta di piedi. Un gruppo di soldati ed escursionisti passò velocemente oltre un secondo dopo, muovendosi con tutta la velocità e la forza che sembravano derivare dall’essere controllati dagli alieni.

“Perché sono così veloci?” sussurrò Kevin cercando di trattenere il fiato. Non gli sembrava giusto che lo fossero. Il minimo che si sarebbe potuto aspettare da un’invasione aliena era di essere in grado di scappare nel modo più appropriato.

“Gli alieni li stanno probabilmente spingendo ad usare tutti i loro muscoli,” disse Luna, “senza badare a eventuali dolori. Sai, come quando le nonne sollevavano le macchine dalla gente.”

“Le nonne sollevavano le macchine dalla gente?” chiese Kevin.

Luna scrollò le spalle. Con la maschera a gas che ora teneva sul viso, era impossibile capire se stesse scherzando o no. “L’ho visto in TV. Hai ripreso fiato?”

Kevin annuì, anche se non era esattamente vero. “Dove andiamo? Se sono furbi, avranno lasciato delle persone all’entrata.”

“E allora andiamo dall’altro ingresso,” disse Luna.

L’uscita di emergenza. Kevin era stato così impegnato a pensare al bunker invaso che se ne era completamente dimenticato. Se fossero riusciti ad arrivarci, allora forse avevano una possibilità. Potevano arrivare all’auto e guidare fino alla NASA.

“Pronto?” chiese Luna. “Ok, andiamo.”

Scivolarono tra i corridoi e non poter vedere la gente controllata era in un certo senso peggio che poterla vedere. Erano così silenziosi che avrebbero potuto trovarsi dietro a ogni angolo, in attesa di afferrarli. E se l’avessero fatto, allora ciò che sarebbe successo poi non sarebbe valso…

“Scappa!” gridò Luna quando un braccio uscì di colpo da dietro un angolo per cercare di prenderla. Riuscì ad afferrarle un lembo della camicia, ma Kevin si spinse in avanti buttandosi di peso contro il braccio per bloccarlo.

Quello mollò la presa e lui e Luna si trovarono a correre ancora, svoltando e girando a caso nel tentativo di far perdere le loro tracce agli inseguitori. Non potevano correre più velocemente di loro in linea retta, quindi dovevano costantemente cercare spazi dove la gente controllata non potesse seguirli, tentando di usare la disposizione a labirinto del bunker come arma contro di loro.

“È qua dentro,” disse Luna indicando una porta.

Kevin dovette prendere le sue parole come oro colato. In quel momento si sentiva così perso da non poter neanche dire come tornare alla stanza di controllo. Si lanciò nella parte di corridoio insieme a Luna, poi chiusero la porta alle loro spalle e presero un estintore per il fuoco e tentarono di usarlo per bloccare la porta. Sembrava fragile come un pezzo di cartone confronto alla forza della gente controllata.

Ora dovevano solo aprire la botola di emergenza.

Kevin mise le mani sulla ruota e cercò di farla girare. Non successe nulla. Era così rigida che sembrava essere fatta di roccia. Tentò di nuovo, le nocche bianche per lo sforzo.

“Magari un piccolo aiuto?” le suggerì.

“Ma sembrava che ti stessi divertendo,” ribatté Luna da dietro la maschera, prima di afferrare la ruota insieme a lui tirandola. Era sempre bloccata.

“Dobbiamo provare con più forza,” disse Luna.

“Sto provando con tutta la forza che posso,” le assicurò Kevin.

“Beh, a meno che tu non voglia andare a chiedere a uno di quelli là fuori di darci una mano, dobbiamo fare di più. Al tre. Uno…”

Si sentì un colpo alla porta che Kevin aveva sbarrato.

“Tre!” disse, tirando la ruota con ogni rimasuglio di forza presente nel suo corpo. Luna parve avere la stessa idea, appendendosi completamente di peso alla manovella.

Alla fine, proprio mentre si sentiva un secondo colpo provenire dalla porta che avevano bloccato, la ruota si spostò. La fecero ruotare aprendola, mentre i muscoli di Kevin si facevano sentire dolorosamente. Poi Luna si tuffò all’esterno, non volendo vedere se Kevin volesse uscire per primo. Lui si affrettò a seguirla, chiudendo la botola dietro di sé nella speranza che il corridoio apparisse vuoto a chiunque li stesse inseguendo.

Lo spazio in cui si trovarono era stretto, piccolo come una specie di tunnel in cui strisciare. Se fossero stati degli adulti, ci sarebbero forse stati a malapena. Ma data la loro effettiva grandezza, c’era sufficiente spazio per permettere loro di avanzare carponi, dirigendosi velocemente verso un’altra botola dalla parte opposta. Fortunatamente quella non era incastrata e si aprì facilmente rivelando un versante montuoso dietro ad essa.

“Dobbiamo fare attenzione,” disse Luna sottovoce mentre tutti e due si calavano lungo il versante. “Potrebbero essere ancora qua fuori.”

E lo erano, perché Kevin poté scorgere delle figure in lontananza, che risalivano il pendio come a voler arrivare all’ingresso principale. C’erano degli alberi lì vicino, quindi lui e Luna vi si nascosero in mezzo, restando bassi in modo da non farsi vedere.

Strisciarono risalendo la montagna, cercando di capire esattamente dove avessero nascosto l’auto della dottoressa Levin. Se fossero riusciti ad arrivare all’auto, allora sarebbero riusciti ad uscire da lì, lasciandosi alle spalle la gente controllata dagli alieni e andando alla base.

Kevin scorse il veicolo poco più avanti, proprio dove l’avevano lasciato, ben nascosto. Strisciò verso di esso… e fu lì che vide Chloe che sbucava da una curva lungo la strada di montagna che conduceva dal parcheggio alla cima. C’era un gruppo di turisti che si muovevano nello strano coordinato silenzio di coloro che erano controllati dagli alieni e che la stavano inseguendo guadagnando man mano sempre più terreno.

“Dobbiamo aiutarla,” disse Kevin.

“Dopo tutto quello che lei ha appena fatto?” ribatté Luna. “Le servirà da lezione se la lasciamo diventare un’aliena. Darà probabilmente meno problemi.”

“Luna,” disse Kevin.

“Sto solo dicendo che non si merita per niente il nostro aiuto,” disse Luna.

Le persone controllate erano quasi addosso a Chloe ormai.

“Probabilmente è vero,” disse Kevin. Iniziò ad avanzare. “Ma io la aiuto lo stesso.”

Partì dirigendosi verso Chloe, e non fu tanto sorpreso di trovarsi Luna al seguito.

“Lo sto facendo per te, non per lei,” gli disse.

“Certo,” confermò Kevin, correndo più velocemente.

“E puoi smettere di fare quel sorrisino,” continuò Luna. “Lo sto facendo solo perché verresti alienizzato se non ti dessi una mano.”

“Alienizzato?” chiese Kevin.

“Penserò più tardi a una parola migliore,” disse Luna.

Erano quasi arrivati a Chloe ora. Uno degli uomini controllati fece per prenderla, ma Kevin e Luna furono più veloci e la afferrarono trascinandola fuori dal sentiero e portandola in mezzo agli alberi. La discesa era insidiosa, ma forse quello era un vantaggio, dato che uno degli individui controllati inciampò e rotolò oltre.

“Siete tornati per me,” disse Chloe. “Siete…”

“Smettila di parlare e continua a correre,” disse seccamente Luna. “La macchina è qua più avanti.”

E un altro escursionista era proprio alle loro spalle, muovendosi con la tenacia di un lupo che insegue un cervo. Kevin non voleva pensare a come andavano generalmente a finire quel genere di cose, ma continuò a correre, cambiando spesso direzione in mezzo agli alberi.

L’escursionista controllato dagli alieni fece per afferrarlo, ma Kevin riuscì a schivarlo. Con sua sorpresa Chloe era accanto a lui e spinse l’uomo di lato, facendolo inciampare più in basso lungo la discesa, incespicando per arrestare la propria caduta. Sorrise, anche se Kevin rabbrividì, perché anche se c’era un alieno a controllare quel corpo, si trattava pur sempre di una persona, e se mai fossero riusciti a riportarla indietro, lo avrebbero di certo voluto senza ossa rotte.

“Entrate!” gridò Luna più avanti. Era arrivata all’auto adesso ed era saltata al posto del conducente.

Kevin e Chloe corsero e raggiunsero l’auto mentre Luna iniziava ad avviarla. Kevin la sentì imprecare sottovoce mentre lo faceva, e gli ci volle solo un momento per capirne il motivo: la macchina non si accendeva. Faceva una sorta di vibrazione, un rumore sussultorio, ma a parte quello non succedeva nulla, indipendentemente da quante volte Luna tentasse di farla partire.

La paura allora crebbe in Kevin, anche se ce n’era già abbastanza in lui grazie a quella lunga corsa per sfuggire alla gente controllata dagli alieni. Si guardò attorno tra gli alberi, tentando di scorgere movimento, cercando ogni segno di gente controllata. Non solo quelli che erano inciampati giù per il pendio, perché di certo ce n’erano degli altri. Sembravano sempre essercene degli altri.

“Non funziona,” disse Luna.

“Non funzionerà di certo,” disse Chloe. “’L’avete inondata.”

“Come se tu ne sapessi qualcosa,” ribatté Luna.

Dava la sensazione di un incombente litigio che sarebbe stato troppo lungo e troppo forte, e che li avrebbe comunque lasciati là dentro seduti quando fossero arrivate altre persone controllate dagli alieni. A Kevin già sembrava di sentire dei fruscii tra gli alberi.

“Dobbiamo andare,” disse. Gli parve di vedere delle forme dietro ai tronchi più vicini. “Dobbiamo andare adesso.”

Uscì ancora dall’auto e le altre lo seguirono con ovvia riluttanza. Almeno lo seguirono, scivolando tra gli alberi giusto in tempo mentre Kevin si guardava alle spalle e vedeva altri escursionisti e soldati, guardaboschi e famiglie che si avvicinavano all’auto in gruppo, coordinati e silenziosi. Alcuni di loro si guardarono in giro, sembrarono quasi annusare l’aria. Kevin si affrettò ad allontanarsi il più rapidamente possibile.

“La macchina non li distrarrà a lungo,” disse. “Dobbiamo pensare a qualcos’altro.”

“Ci sono un sacco di auto nel parcheggio,” disse Chloe.

Luna sbuffò. “Di cui non abbiamo le chiavi.”

“Non serve la chiave. È quello che stavo facendo, fino a che non si sono messi a inseguirmi.” Aveva ancora l’espressione di voler iniziare una discussione, ma in quel momento, se fossero tutti riusciti a uscire da lì, Kevin avrebbe anche potuto sopportarlo.

“Dobbiamo stare in silenzio,” disse Kevin, e le due ragazze lo guardarono come se avesse appena detto la cosa più ovvia al mondo. Avanzarono tutti di soppiatto, facendosi strada verso la cima della montagna in direzione del parcheggio per i visitatori. Per il momento sembrava non esserci nessuno.

“Potresti comunque levarti quella stupida maschera,” disse Chloe a Luna. “Ti ho detto che qualsiasi cosa abbiano messo nell’aria ora non c’è più. O hai paura?”

L’ultima affermazione fu sufficiente a toccare Luna sul vivo. Con decisione prese la maschera e se la levò, appendendosela alla cintura.

“Non ho paura,” disse. “Solo non sono stupida.”

“Dobbiamo trovare una macchina,” disse Kevin interrompendole prima che potessero litigare di nuovo.

Ce n’erano un sacco tra cui scegliere, abbandonate dove la gente che stava visitando la montagna le aveva lasciate. C’erano SUV e furgoncini, auto moderne e più vecchie, di tutti i colori e…

“Quella,” disse Chloe indicando un pick-up che sembrava così malmesso che Kevin rimase stupito che ancora stesse in piedi. La vernice era scrostata e c’erano intere macchie di ruggine. “Quello posso farlo partire.”

Lo raggiunsero e videro che uno dei finestrini era leggermente aperto. Chloe lo tirò più in basso e allungò un braccio per aprire la portiera dall’interno.

“Non ti preoccupa il fatto che sappia fare tutte queste cose?” chiese Luna a Kevin.

Chloe la guardò da dietro la spalla. “Non tutti abbiamo delle belle vite perfette, cara la mia cheerleader.”

Kevin fu quasi contento di vedere un gruppo di persone controllate che avanzavano lentamente, ovviamente intenti a cercarli.

“Veloci,” disse. “A bordo!”

Entrarono e tennero le teste basse. Chloe era sul sedile del conducente e lavorava a qualcosa con l’accensione. Sembrava metterci un sacco di tempo.

“Mi pareva avessi detto che potevi farlo,” sussurrò Luna.

“Mi piacerebbe vedere te che ci provi,” ribatté Chloe.

“Basta che ci porti alla NASA,” disse Luna.

Chloe scosse la testa. “Andiamo a LA.”

“San Francisco,” insistette Luna.

“LA,” ribatté Chloe.

Kevin sapeva di dover intervenire, perché altrimenti sarebbero probabilmente state ancora lì a discutere quando la gente controllata li avesse trovati e catturati.

“Ti prego, Chloe, dobbiamo sentire questo messaggio. E… beh, se non funziona, allora magari potremmo andare a LA. Insieme.”

Chloe rimase in silenzio per un minuto. Kevin osò dare un’occhiata oltre il cruscotto. Sperava che prendesse presto una decisione, perché un gruppo di persone controllate si stava avvicinando.

“Direi che mi hai praticamente salvato la vita laggiù,” disse Chloe. “Ok.”

Continuò a lavorare a ciò che stava facendo con l’accensione. Il motore fece un sussulto. Kevin sollevò lo sguardo e vide che la gente controllata dagli alieni ora li stava fissando, guardandoli con l’intensità di un gatto che ha appena scorto un topo.

“Ehm… Chloe?”

Iniziarono ad avanzare verso di loro.

“Puoi farlo o no?” disse Luna.

Chloe non rispose, continuando a lavorare a ciò che stava facendo. Il motore sussultò ancora, poi emise un rombo accendendosi definitivamente. Chloe sollevò lo sguardo trionfante.

“Visto! Vi avevo detto che…”

Si fermò di colpo quando una figura andò a sbattere contro il furgoncino nel tentativo di prenderli.

“Andiamocene da qui,” disse Kevin, e Chloe annuì.

Il furgoncino scattò in avanti mentre lei guidava, apparentemente non curandosi di andare a sbattere contro la gente controllata. Schivarono un’auto e un soldato si lanciò mettendosi davanti alla loro traiettoria. Chloe non rallentò neanche per un momento, e lo schianto quando lo colpirono fu orribile. L’uomo rimbalzò sul cofano e rotolò rimettendosi in piedi, ma a quel punto loro erano ormai lontani.

O più o meno lontani. Non potevano andare tanto più veloci di così sulla strada di montagna, soprattutto con il rischio delle auto abbandonate lungo la via, lasciate ovunque dalle persone che erano state lì quando il vapore le aveva convertite. Chloe stava zigzagando tra esse con destrezza, ma avanzavano comunque tanto lentamente che la gente controllata che li stava inseguendo di corsa stava guadagnando terreno.

“Non si arrenderanno,” disse Luna dandosi un’occhiata alle spalle.

“Non si stancano, non si fermano,” disse Chloe, e qualcosa nel modo in cui lo disse fece capire che lo aveva imparato di persona. “Tenetevi forte.”

Kevin si aggrappò al cruscotto mentre acceleravano e il furgoncino slittava pericolosamente mentre schivavano gli ostacoli che avevano davanti. Kevin era certo che sarebbero andati a sbattere da un momento all’altro, ma in qualche modo, incredibilmente, non accadde. Chloe ruotava il volante da una parte all’altra, e il furgoncino rispondeva con prontezza.

Scivolarono vicini al ciglio della strada, e Kevin non aveva idea di cosa potesse essere peggio: schiantarsi o essere catturati. Chloe sembrava aver deciso, però, perché non rallentò. Scesero a tutta velocità dalla montagna, e ora Kevin poteva vedere la gente controllata che era sempre più lontana.

“Ce l’abbiamo fatta,” disse. “Siamo sopravvissuti.”

Luna lo abbracciò. Davanti a sé Kevin poté vedere il volto di Chloe mentre l’amica lo stringeva.

“Ora tutto quello che dobbiamo fare,” disse Luna, “è arrivare in città, entrare nell’istituto da cui siamo a malapena usciti e trovare un messaggio da parte di un secondo gruppo di alieni senza essere catturati dai primi.”

Messo così, sembrava un compito impossibile. Kevin faceva fatica a immaginarsi capace di entrare alla NASA tutto intero, ma doveva.

Era l’unica speranza che il mondo avesse.

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