Читать бесплатно книгу «Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 8» Эдварда Гиббона полностью онлайн — MyBook
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Tra i Sovrani dell'Asia nacquero spesso contese pel titolo di Re del mondo, e queste stesse disputazioni provarono ch'esso non può appartenere a veruno dei competitori. Il regno dei Turchi era limitato dall'Oxo o Gihon, e questo gran fiume separava il Turan dalla rivale monarchia d'Iran o della Persia, la quale, in più ristretto spazio, conteneva forse una più gran misura di popolazione e di potenza. I Persiani, che alternativamente assalirono e respinsero i Turchi ed i Romani, eran tuttavia governati dalla casa di Sassan, che salì al trono tre secoli prima dell'esaltamento di Giustiniano. Cabade o Kobad, contemporaneo di lui, era stato avventuroso in guerra contro l'Imperatore Anastasio: ma il Regno di quel Principe fu perturbato da civili e religiosi dissidj. Prigioniero in mano de' suoi sudditi, esule tra i nemici della Persia, egli ricovrò la sua libertà col prostituire l'onore della sua moglie, e riacquistò il suo regno, mediante la pericolosa e mercenaria assistenza dei Barbari, i quali trucidato gli aveano il padre. Sospettavano i nobili della Persia che Kobad non fosse mai per dimenticare gli autori della sua espulsione, o nemmeno quelli che l'avean riposto sul trono. Aggirato ed infiammato era il popolo dal fanatismo di Mazdak38, il quale predicava la comunanza delle donne39, e l'eguaglianza di tutti gli uomini, nel tempo ch'egli appropiava all'uso dei suoi settarj le più ricche possessioni e le donne più belle. La declinante età del Monarca persiano veniva amareggiata dall'aspetto di questi disordini, che le sue leggi ed il suo esempio40 avevano fomentati, e si accrescevano i suoi timori dal segreto sentimento del disegno che nutriva di sovvertire il naturale e consueto ordine di successione in favore del suo terzo e prediletto figliuolo, così famoso sotto i nomi di Cosroe e di Nushirvan. Collo scopo di rendere più illustre il giovane al cospetto delle nazioni, Kobad desiderò che venisse adottato dall'Imperatore Giustino: la speranza della pace indusse la Corte Bisantina ad accettare questa singolare proposta; e Cosroe avrebbe acquistato uno specioso diritto all'eredità del romano suo padre. Ma il male che n'era per avvenire fu allontanato dal consiglio del Questore Proclo: si mise in campo la difficoltà, se l'adozione dovesse farsi con un rito militare o civile41; disciolto fu all'improvviso il trattato, ed il sentimento di questa offesa si stampò profondamente nell'animo di Cosroe, il quale si era già avanzato fino al Tigri, alla volta di Costantinopoli. Non sopravvisse lungamente il padre di Cosroe all'avvenimento che avea sconcertato le sue mire. Si lesse il testamento del defunto sovrano nell'assemblea dei nobili, ed una potente fazione, preparata a sostenerlo, innalzò Cosroe al trono della Persia, senza por mente ai diritti della Primogenitura. Cosroe tenne quel trono pel lungo e prospero periodo di quarantott'anni42; e la giustizia di Nushirvan vien celebrata dalle nazioni dell'Oriente, quale argomento di lode immortale.

Ma nell'opinione dei Re, ed anche dei loro sudditi, la giustizia di un sovrano non esclude un'ampia indulgenza pel soddisfacimento delle sue passioni e del suo interesse. La virtù di Cosroe era quella di un conquistatore, il quale nelle determinazioni della pace o della guerra, viene spinto dall'ambizione e rattenuto dalla prudenza, confonde la grandezza colla felicità di una nazione, e tranquillamente sacrifica le vite delle migliaja alla fama od anche al divertimento di un solo. Nella domestica sua amministrazione, il giusto Nushirvano meriterebbe, secondo il nostro sentire, d'esser chiamato un tiranno. I suoi due fratelli maggiori erano stati privati delle care lusinghe del Diadema: posti tra il grado supremo e la condizione di sudditi, piena di ansietà per essi diveniva la futura lor vita e formidabile al loro Signore. Il timore egualmente che la vendetta poteva muovergli a ribellarsi; la più tenue ombra di una cospirazione fu bastante all'autore dei loro mali, e si assicurò il riposo di Cosroe mediante la morte di que' Principi sventurati, delle famiglie e degli aderenti loro. La pietà di un Generale veterano, salvò un giovinetto innocente, e quest'atto di umanità, rivelato dallo stesso suo figlio, cancellò il merito di aver ridotto dodici nazioni all'obbedienza della Persia. Lo zelo e la prudenza di Mebode aveano assodato il diadema sulla fronte di Cosroe istesso; ma tardò egli un giorno ad obbedire ai cenni reali sinchè avesse adempito i doveri di una rassegna militare: subitamente gli fu intimato di ridursi al Tripode di ferro, che sorgeva innanzi alla porta della Reggia43, dove si puniva di morte chi desse soccorso o si accostasse alla vittima, e Mebode languì più giorni prima che si proferisse la sentenza dall'inflessibil orgoglio e dalla fredda ingratitudine del figlio di Kobad. Ma il popolo, e più che altrove nell'Oriente, è propenso a dimenticare ed anche ad applaudire la crudeltà che colpisce le teste più sublimi, quegli schiavi ambiziosi, la cui volontaria scelta gli ha esposti a vivere de' sorrisi od a morir pel cipiglio di un capriccioso monarca. Nell'eseguire le leggi che tentato egli non era ad infrangere, nel punire i delitti che offendevano la propria sua dignità ugualmente che la felicità degli individui, Nushirvano, o Cosroe meritò il soprannome di giusto. Fermo, rigoroso ed imparziale ne era il governo. Prima cura del suo regno fu di abolire la pericolosa teoria della comunanza od uguaglianza dei beni. Le terre e le donne che i settari di Magdak avevano usurpate, furono restituite ai legittimi lor proprietarj; e il moderato castigo inflitto ai fanatici ed agli impostori confermò i domestici diritti della vita sociale. In cambio di porger orecchio con cieca fiducia ad un ministro favorito, egli stabilì quattro Visiri sopra le quattro grandi province del suo impero l'Assiria, la Media, la Persia, e la Battriana. Nella scelta dei giudici, dei prefetti e dei consiglieri, egli cercava di tor via la maschera che si suole portare alla presenza dei Re. Era vago di sostituire il naturale ordine dei talenti alle accidentali distinzioni della nascita e della fortuna; speciosamente professava la sua intenzione di anteporre quegli uomini che portavano il povero nel loro seno, e di bandire la corruzione dalla sede della giustizia, come i cani sono esclusi dai templi dei Magi. Il codice delle leggi del primo Artaserse fu richiamato a vita e pubblicato come norma dei magistrati; ma la sicurezza di una pronta punizione porgeva la miglior garanzia della loro virtù. Migliaja d'occhi invigilavano sulla loro condotta, ed ascoltate n'erano le parole dalle migliaja di orecchie dei segreti o pubblici agenti del trono, e le province dai confini dell'Arabia a quelli dell'India, si rallegravano frequentemente per la presenza di un Sovrano che affettava di emulare il Sole, suo celeste fratello, nella sua rapida e salutare carriera. Egli considerava l'educazione e l'agricoltura come i due oggetti più meritevoli delle sue cure. In ogni città della Persia, gli orfani, ed i figli dei poveri erano mantenuti ed istruiti a spese pubbliche; si davano le zitelle in matrimonio ai più ricchi cittadini della classe loro, ed i garzoni, secondo la diversa loro abilità, s'impiegavano in arti meccaniche, ed erano promossi a più onorevole impiego. La bontà di Cosroe soccorse i villaggi abbandonati; distribuì bestiami, sementi e stromenti di agricoltura ai contadini ed ai fittajuoli che non erano in istato di coltivare i loro terreni, ed il raro ed inestimabile tesoro delle acque fu con economia maneggiato, e con abilità sparso sopra l'arido territorio della Persia44. La prosperità di quel regno fu la conseguenza e la prova delle virtù del Sovrano: i vizj di lui sono quelli del dispotismo orientale; ma nella lunga contesa tra Cosroe e Giustiniano, il vantaggio del merito e della fortuna si trova quasi sempre dal lato del Barbaro45.

Alla lode di giusto, Nishirvan univa la fama di sapiente: i sette Filosofi greci che visitarono la sua Corte, furono attirati ed ingannati dalla strana asserzione, che un discepolo di Platone sedeva sul trono persiano. Potevan essi aspettarsi che un Principe, vigorosamente esercitato nelle cure della guerra e del governo, avesse a discutere, con destrezza pari alla loro, le astruse e profonde questioni che divertivano gli ozj delle scuole di Atene! Dovevan essi sperare che i precetti della filosofia avessero a regger la vita e governar le passioni di un despota, a cui sin dall'infanzia si era insegnato a considerare l'assoluta e capricciosa sua volontà, come la sola regola dei doveri morali46! Superficiali e di ostentazione erano gli studj di Cosroe: ma il suo esempio svegliò la curiosità di un popolo ingegnoso, e la luce della scienza si difuse sopra i dominj della Persia47. Egli fondò un'accademia di medicina a Gondi-Sapor, nelle vicinanze della città di Susa, ed essa a poco a poco divenne una liberale scuola di poesia, di filosofia e di rettorica48. Si composero gli annali della monarchia49 e nel tempo che la recente ed autentica storia poteva porgere utili lezioni sì al Principe che al popolo, l'oscurità dei primi secoli fu abbellita coi draghi e coi favolosi eroi dei romanzi orientali50. Ogni straniero dotato di sapere, o di fiducia fu arricchito dalla bontà, e lusingato dalla conversazione del Monarca. Nobilmente egli ricompensò un medico greco51 col liberare in grazia di lui tremila prigionieri: ed i sofisti che si contendevano il favore del Principe, presero dispetto della ricchezza e dell'insolenza di Urenio, loro più fortunato rivale. Nushirvan credeva od almeno rispettava la religione dei Magi: e si possono scoprire alcune tracce di persecuzione durante il suo regno52. Non pertanto egli liberamente si permetteva di paragonare gli argomenti delle varie Sette; e le teologiche deputazioni, a cui frequentemente presiedeva, diminuivano l'autorità dei sacerdoti, ed illuminavano le menti del popolo. Per suo cenno, si tradussero i più celebri scrittori della Grecia e dell'India nella lingua persiana, dolce ed elegante idioma, raccomandato da Maometto all'uso del Paradiso; benchè l'ignoranza e la presunzione di Agatia53 lo vilipendesse cogli epiteti di rozzo e non musicale. Del rimanente questo istorico greco poteva ragionevolmente maravigliarsi che si trovasse possibile di eseguire una intiera versione di Platone e di Aristotele in un dialetto straniero che non era stato foggiato ad esprimere lo spirito di libertà, e le sottigliezze delle filosofiche investigazioni. E se la ragione dello Stagirita può riuscire egualmente oscura, od egualmente intelligibile in ogni favella, l'arte drammatica, e l'argomentazione verbale del discepolo di Socrate54 pajono essere indissolubilmente unite con la grazia e la perfezione del suo attico stile. Nell'andare in cerca dell'universale dottrina, Nushirvan venne a sapere che le favole morali e politiche di Pilpai55, antico Bracmano, si conservavano con gelosa riverenza fra i tesori dei Sovrani dell'India. Il medico Peroze fu segretamente spedito alle rive del Gange, onde procacciarsi, a qualunque prezzo, la comunicazione di quest'opera preziosa. L'accorgimento di Peroze ne ottenne una copia, che con dotta accuratezza egli tradusse; e le favole di Pilpai si lessero e si ammirarono nell'assemblea di Nushirvan e dei suoi nobili. L'originale indiano, ed il suo traslatamento persiano da lungo tempo sono scomparsi, ma questo venerabile monumento, salvato per la curiosità dei Califfi Arabi, rinacque nel Persiano moderno, negli idiomi Turco, Siriaco, Ebraico e Greco, e per mezzo di successive versioni venne trasfuso nelle moderne lingue d'Europa. Nella presente forma di queste favole, più non si scorgono affatto il carattere particolare, i costumi e la religione degl'Indi; e l'intrinseco merito delle favole di Pilpai cede di gran lunga alla concisa eleganza di Fedro, ed alle naturali grazie di La Fontaine. L'autore ha illustrato, in una serie di apologhi, quindici sentenze morali e politiche ma avviluppata n'è la composizione, prolisso il racconto, e comuni e di poca utilità ne sono i precetti. Nondimeno il Bracmano può pretendere al merito di aver inventato una piacevol finzione, che adorna il nudo della verità, ed addolcisce, per avventura, ad un orecchio reale quello che l'insegnamento in sè contiene di amaro. Collo stesso disegno di avvertire i Re che forti e' non sono se non per la forza de' sudditi loro, gli stessi Indiani inventarono il giuoco degli scacchi, che fu parimente introdotto in Persia sotto il regno di Nushirvano56.

Il figlio di Kobad trovò la monarchia avvolta in guerra col successore di Costantino, e l'inquietudine che gli davano le sue domestiche cose lo mosse a consentire la sospensione di armi che Giustiniano era impaziente di ottenere. Vide Cosroe i Legati romani al suo piede. Egli accettò undicimila libbre d'oro, qual prezzo di una pace perpetua od indefinita57. Si regolarono alcune reciproche permutazioni; i Persiani assunsero la custodia delle porte del Caucaso, e si sospese la demolizione di Dara, col patto che non potesse esser mai la residenza del generale dell'Oriente.

L'ambizione dell'Imperatore che avea sollecitato quest'intervallo di riposo, diligentemente ne trasse profitto. Le sue conquiste affricane furono il primo frutto del trattato Persiano; e l'avarizia di Cosroe venne blandita da una larga porzione dello spoglie di Cartagine, che i suoi ambasciatori richiesero quasi motteggiando e adducendo i pretesti dell'amicizia58

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