Читать бесплатно книгу «Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 7» Эдварда Гиббона полностью онлайн — MyBook
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Ma passò appoco appoco la necessità del lavoro manuale. Il novizio inducevasi a trasferire le sue sostanze ne' santi, in compagnia de' quali avea risoluto di consumare il rimanente della sua vita; e la perniciosa indulgenza delle leggi permetteva a lui di ricevere, per loro uso in futuro, qualunque accrescimento di legati, o d'eredità53. Melania donò loro la sua argenteria del peso di trecento libbre: e Paola contrasse un immenso debito, per sollievo de' favoriti suoi Monaci, che benignamente compartivano i meriti delle orazioni e penitenze loro ad una ricca e liberal peccatrice54. Il tempo accresceva di continuo, e gli accidenti rare volte facevan diminuire i beni de' Monasteri popolari, che si sparsero sulle addiacenti campagne e città: e, nel primo secolo della loro istituzione, il pagano Zosimo ha maliziosamente osservato, che, per vantaggio de' poveri, i Monaci cristiani avevan ridotto una gran copia di persone alla mendicità55. Finattantochè però mantennero il primitivo loro fervore, si fecero un dovere di esser fedeli ed amorevoli amministratori della carità, che veniva affidata alla loro cura. Ma la disciplina loro fu corrotta dalla prosperità: essi appoco appoco assunsero l'orgoglio de' ricchi, ed alla fine ammisero il lusso nel lor trattamento. Si sarebbe potuto scusare il pubblico loro lusso con la magnificenza del Culto religioso, e col decente motivo d'erigere durevoli abitazioni per una società immortale. Ma ogni secolo della Chiesa ha accusato la rilassatezza de' Monaci degenerati, che non si ricordavan più dell'oggetto del loro istituto, abbracciavano i vani e sensuali piaceri del Mondo, che avevano abbandonato56, e scandalosamente abusavano delle ricchezze, che si erano acquistate dalle austere virtù de' lor fondatori57. Il loro natural passaggio, da tal penosa e pericolosa virtù, a' vizi comuni dell'umanità, non ecciterà forse grande avversione o sdegno nella mente d'un Filosofo.

I primitivi Monaci consumavan la loro vita in penitenza e solitudine, senza esser disturbati dalle varie occupazioni, che impiegano il tempo, ed esercitan le facoltà degli enti ragionevoli, attivi e sociali. Quando veniva loro permesso di andare fuori del Monastero, due gelosi compagni erano sempre vicendevoli guardie, e spie delle azioni l'uno dell'altro; ed al loro ritorno erano condannati a dimenticare, o almeno a sopprimere tutto ciò, che avevan veduto, o udito nel Mondo. Si ricevevan ospitabilmente in un quartiere separato i forestieri, che professavan la fede ortodossa; ma non si permetteva la pericolosa loro conversazione, che ad alcuni scelti vecchi di approvata discretezza e fedeltà. Il Monastico schiavo non potea ricever le visite de' suoi amici, o congiunti, che in loro presenza; e si stimava sommamente meritorio, se affliggeva una tenera sorella, o un vecchio padre coll'ostinato rifiuto d'una parola, o d'uno sguardo58. I Monaci stessi passavan la loro vita, senz'alcun attacco personale, in mezzo ad una folla, che si era unita insieme per accidente, e si riteneva nella stessa prigione dalla forza e dal pregiudizio. De' solitari fanatici hanno poche idee, o sentimenti da comunicarsi: una special licenza dell'Abbate regolava il tempo, e la durata delle famigliari lor visite, ed alle loro tacite mense stavano nascosti ne' propri cappucci, inaccessibili, e quasi invisibili l'uno all'altro59. Lo studio è il conforto della solitudine: ma non aveva l'educazione preparati, e resi capaci d'alcuno studio liberale gli artigiani ed i contadini, che riempivano le comunità monastiche. Potevano lavorare: ma la vanità della perfezione spirituale era tentata a sdegnar l'esercizio del lavoro manuale; e dev'esser languida e debole quell'industria, che non è eccitata dal sentimento d'un personale interesse.

Secondo lo zelo e la fede loro, potevano impiegare il giorno, che passavano nelle proprie celle, in orazione vocale o mentale: s'adunavano la sera, ed erano svegliati la notte pel comune ufizio del Monastero. Se ne determinava il preciso momento dalle stelle, che rare volte son coperte dalle nuvole nel sereno cielo dell'Egitto; ed una trombetta, o corno pastorale, segnale della devozione, interrompeva due volte il vasto silenzio del deserto60. Anche il sonno, che è l'ultimo refugio degl'infelici, era misurato rigorosamente; le ore vacanti del Monaco scorrevano gravemente senz'occupazione, e senza piacere; e prima di giungere al fine del giorno, egli accusava più volte il noioso e tardo cammino del Sole61. In tal misero stato la superstizione perseguitava sempre e tormentava i suoi meschini devoti62. La quiete, ch'essi avevan cercato nel chiostro, veniva disturbata da un tardo pentimento, da profani dubbi, e da colpevoli desiderj e risguardando essi ogni naturale impulso come un imperdonabil peccato, tremavano continuamente sull'orlo d'un ardente ed infinito abisso. La pazzia, o la morte liberava talvolta quelle misere vittime da' penosi travagli dell'inquietudine e della disperazione; e nel sesto secolo fu eretto in Gerusalemme uno spedale per un piccolo numero di austeri penitenti, che avevan perduto l'uso della ragione63. Prima che giungessero a quest'ultimo, e indubitato termine di frenesia, le loro visioni hanno somministrato ampi materiali d'istoria soprannaturale. Erano pienamente persuasi, che l'aria da essi respirata, fosse popolata da nemici invisibili, da innumerabili demonj, che spiavano qualunque occasione, e prendevano qualunque forma per atterrire, e sopra tutto tentare, la loro virtù non guardata. L'immaginazione, ed anche i sensi erano ingannati dalle illusioni dello sregolato fanatismo; e l'eremita, la cui notturna orazione veniva interrotta da un involontario assopimento, poteva facilmente confondere i fantasmi d'orrore o di diletto, che avevano occupato i suoi pensieri nell'atto di dormire, con quelli della vigilia64.

I Monaci furon divisi in due classi, in Cenobiti, che vivevano sotto una comune e regolar disciplina, ed in Anacoreti, che seguitavano l'insociabile, e indipendente lor fanatismo65. I più devoti, o i più ambiziosi, fra gli spirituali fratelli, rinunziavano al convento in quella guisa, che avevano rinunziato al Mondo. I ferventi Monasteri dell'Egitto, della Palestina, e della Siria erano circondati da una Laura66, o largo cerchio di celle solitarie; e la stravagante penitenza degli Eremiti veniva stimolata dall'applauso e dall'emulazione67. Soccombevano sotto il penoso carico di croci e di catene; e l'emaciate lor membra erano strette da collari, da anelli, da guanti, e da calze di pesante e rigido ferro. Gettavano via con disprezzo qualunque superfluità di abiti; e furono ammirati alcuni Santi selvaggi di ambedue i sessi, i nudi corpi de' quali non eran coperti, che da' lunghi loro capelli. Aspiravano a ridursi a quello stato rozzo e meschino, in cui il bruto umano appena si distingue dagli animali suoi congiunti: ed una numerosa setta di Anacoreti traeva il nome dall'umile loro uso di pascere ne' campi della Mesopotamia con il gregge ordinario68. Spesse volte usurpavan la tana di qualche bestia selvaggia, a cui cercavano di assomigliarsi; si seppellivano in qualche oscura caverna, che l'arte o la natura avea scavato nel masso, e le cave di marmo della Tebaide portano tuttavia scritti i monumenti della lor penitenza69. Si suppone, che gli Eremiti più perfetti passassero molti giorni senza cibo, molte notti senza dormire, e molti anni senza parlare; e glorioso era l'uomo (io abuso di tal nome) che inventava una cella, o un luogo di tale particolar costruzione, che l'esponesse nella più incomoda positura all'intemperie delle stagioni.

Fra questi eroi della vita monastica si è reso immortale il nome ed il genio di Simeone Stilita70 per la singolare invenzione d'una penitenza aerea. All'età di tredici anni il giovine Siro abbandonò la professione di pastore, e si gettò in un rigido monastero. Dopo un lungo e penoso noviziato, in cui Simeone fu più volte salvato da un pio suicidio, stabilì la sua dimora sopra una montagna circa trenta o quaranta miglia all'Oriente d'Antiochia. Chiuso dentro lo spazio d'una Mandra, o cerchio di pietre, a cui si era attaccato con una pesante catena, salì sopra una colonna, che fu successivamente alzata dall'altezza di nove piedi fino a quella di sessanta da terra71. In quest'ultima ed alta sede l'anacoreta Siriaco resistè al caldo di trenta estati, ed al freddo di altrettanti inverni; l'abito e l'esercizio l'ammaestrarono a mantenersi in quella pericolosa situazione senza timore, o vertigini, ed a prendere appoco appoco le diverse positure di devozione. Alle volte pregava ritto con le braccia stese in forma di croce; ma ciò che faceva più comunemente era di piegare il suo magro scheletro dalla fronte fino a' piedi: ed un curioso spettatore, dopo d'aver contato 1244 repetizioni di tal atto, desistè finalmente da tal numerazione, che non avea termine. Una piaga, venutagli nella coscia72, potè abbreviare, ma non interrompere questa vita celeste, ed il paziente eremita spirò, senza scendere dalla sua colonna. Un Principe che capricciosamente condannasse a tali tormenti, sarebbe stimato un tiranno; ma oltrepasserebbe il poter d'un tiranno l'imporre una lunga e miserabil esistenza alle ripugnanti vittime della sua crudeltà. Questo volontario martirio doveva distruggere appoco appoco la sensibilità sì dello spirito, che del corpo; nè si può supporre, che i fanatici, che tormentano se medesimi sian suscettibili d'alcuna viva affezione per gli altri uomini. Una crudele insensibile indole ha distinto i Monaci d'ogni tempo, e d'ogni luogo; la dura loro indifferenza, che rare volte viene ammollita dall'amicizia personale, è accesa dall'odio religioso, ed il loro zelo senza pietà ha esercitato vigorosamente il sant'ufizio dell'Inquisizione.

I Santi monastici, ch'eccitano solo il disprezzo e la compassione d'un filosofo, erano rispettati, e quasi adorati dal Principe, e dal Popolo. Delle truppe di pellegrini vennero successivamente dalla Gallia, e dall'India per salutare la divina colonna di Simeone: le tribù de' Saraceni disputarono colle armi l'onore della sua benedizione; le Regine dell'Arabia, e della Persia confessavano con gratitudine la soprannatural sua virtù; e l'angelico Eremita fu consultato da Teodosio il Giovine negli affari più importanti della Chiesa, e dello Stato. Furono traslatate le sue reliquie dalla montagna di Telenissa, con una solenne processione del Patriarca, del Generale dell'Oriente, di sei Vescovi, di ventuno Conti, o Tribuni, e di seimila soldati; ed Antiochia venerò le ossa di lui, come il suo più glorioso ornamento e la sua invincibil difesa. La fama degli Apostoli e de' Martiri, appoco appoco restò ecclissata da questi recenti e popolari Anacoreti; il Mondo cristiano cadeva prostrato a' loro sepolcri: ed i miracoli, attribuiti alle loro reliquie, sorpassavano, almeno in numero e durata, le spirituali imprese delle loro vite. Ma l'aurea leggenda di queste73 veniva abbellita dall'artificiosa credulità de' loro interessati fratelli; ed una credula età era facilmente persuasa, che il minimo capriccio d'un Monaco Egizio o Siriaco fosse stato sufficiente ad interrompere l'eterne leggi dell'Universo. I favoriti del Cielo erano soliti di curare le inveterate malattie col toccare le persone, con una parola, o per mezzo d'un messaggio in distanza, e di scacciare i demonj più ostinati dalle anime, o da' corpi che possedevano. Essi famigliarmente accostavansi, o comandavano imperiosamente a' leoni ed a' serpenti del deserto; infondevano la vegetazione in un tronco secco; facevano stare a galla il ferro sulla superficie dell'acqua: passavano il Nilo sul dorso d'un coccodrillo, e si rinfrescavano in un'ardente fornace. Queste stravaganti novelle, che spargono la finzione senza il genio della poesia, hanno seriamente influito sopra la ragione, la fede e la morale de' Cristiani. La loro credulità avvilì e viziò le facoltà della mente; corruppero essi l'autorità dell'istoria; e la superstizione appoco appoco estinse l'inimica luce della filosofia e della scienza. Ogni maniera di Culto religioso che si fosse praticata da' Santi, ogni dottrina misteriosa, che essi credessero, veniva invigorita dalla sanzione della rivelazion divina, e tutte le virili virtù giacevano oppresse dal servile e pusillanime regno de' Monaci. Se è possibile misurare la distanza fra gli scritti filosofici di Cicerone, e la sacra leggenda di Teodoreto, fra il carattere di Catone e quello di Simeone, si potrà determinare la memorabile rivoluzione che si fece nel Romano Impero nel periodo di cinquecento anni.

È notabile il progresso del Cristianesimo per due decisive e gloriose vittorie, sopra i culti e lussuriosi cittadini dell'Impero Romano, o sopra i guerrieri Barbari della Scizia e della Germania, che rovesciaron l'Impero, ed abbracciaron la religione di Roma. I Goti furono i primi fra questi selvaggi proseliti; e la nazione fu debitrice della sua conversione ad un nazionale, o almeno ad un suddito degno d'esser posto fra gl'inventori delle due arti utili, che hanno meritato la memoria, e la gratitudine della posterità. Molti Romani provinciali erano stati condotti in ischiavitù dalle truppe gotiche, le quali saccheggiavano l'Asia al tempo di Gallieno; e fra questi molti erano Cristiani, ed alcuni appartenevano all'ordine Ecclesiastico. Questi Missionari involontari, sparsi come schiavi nei villaggi della Dacia, si applicarono con buon esito a procurar la salvezza de' loro padroni. I semi, ch'essi gettarono della dottrina evangelica, appoco appoco si propagarono; ed avanti la fine d'un secolo si compì quell'opera pia, mediante i travagli d'Ulfila, i Maggiori del quale da una piccola città della Cappadocia erano stati trasportati di là dal Danubio.

Ulfila, Vescovo ed Apostolo de' Goti74, acquistò l'affetto, e la riverenza loro, mediante l'irreprensibil sua vita, e l'instancabile zelo che aveva; ed essi ricevettero con piena fiducia le regole della verità e della virtù, ch'ei predicava, ed eseguiva. Compì la difficile impresa di tradurre la Scrittura nella nativa lor lingua, ch'era un dialetto dell'idioma Germanico, o Teutonico; ma prudentemente soppresse i quattro libri de' Re, che avrebbero potuto irritare il fiero e sanguinario spirito de' Barbari. Il rozzo ed imperfetto linguaggio di soldati e di pastori, così male atto ad esprimere le idee spirituali, fu migliorato e modificato dal suo ingegno; ed Ulfila, prima di poter fare la sua traduzione, fu costretto a comporre un nuovo alfabeto di ventiquattro lettere, quattro delle quali furono da esso inventate per rappresentare de' suoni speciali, ch'erano ignoti alla pronunzia greca e latina75. Ma presto fu disturbato il prospero Stato della Chiesa Gotica dalla guerra e dall'interna discordia, ed i capitani restaron divisi fra loro per la religione, ugualmente che per l'interesse. Fritigerno, amico de' Romani, divenne proselito d'Ulfila; mentre il superbo animo di Atanarico sdegnò il giogo dell'Impero e dell'Evangelio. La persecuzione, ch'egli suscitò, servì per provare la fede de' nuovi convertiti. Si traeva con solenne processione per le strade del campo un carro, che portava in alto l'informe immagine, di Thor forse, o di Woden; ed i ribelli, che ricusavano di adorare il Dio de' loro padri, erano immediatamente abbruciati con le tende e famiglie loro. Il carattere d'Ulfila lo fece rispettare alla Corte Orientale, dove comparve due volte come ministro di pace; perorò esso in favore degli angustiati Goti, che imploravano la protezion di Valente, e si applicò il nome di Mosè a questa guida spirituale, che condusse il suo Popolo per le profonde acque del Danubio alla Terra di Promissione76. I devoti pastori, ch'erano attaccati alla sua persona, ed ubbidienti alla sua voce, si contentarono di stabilirsi al piè delle montagne Mesie in un paese abbondante di boschi e di pasture, che alimentava i loro greggi ed armenti, e gli poneva in istato di comprare il grano, ed il vino delle Province più fertili. Quest'innocenti Barbari si moltiplicarono nell'oscurità della pace, e nella professione del Cristianesimo77.

I loro più feroci fratelli, i formidabili Visigoti, generalmente adottarono la religione de' Romani, co' quali avevano continuamente occasion di trattare, per motivo di guerra, di amicizia o di conquista. Nella lunga e vittoriosa lor marcia dal Danubio all'Oceano Atlantico, essi convertirono i loro alleati; educarono la nascente generazione; e la devozione, che regnava nel campo d'Alarico, o alla Corte di Tolosa, poteva edificare, o svergognare i palazzi di Roma e di Costantinopoli78. Verso il medesimo tempo fu abbracciato il Cristianesimo da quasi tutti i Barbari, che fondarono i regni loro sulle rovine dell'Impero Occidentale: ciò fecero i Borgognoni nella Gallia, gli Svevi nella Spagna, i Vandali nell'Affrica, gli Ostrogoti nella Pannonia, e le varie truppe di mercenari, che innalzarono Odoacre al trono d'Italia. I Franchi ed i Sassoni perseveravano tuttavia negli errori del Paganesimo; ma i Franchi ottennero la monarchia della Gallia per la loro sommissione all'esempio di Clodoveo; ed i conquistatori Sassoni della Britannia furono liberati dalla selvaggia loro superstizione per mezzo de' Missionari di Roma. Questi barbari proseliti avevano un ardente ed utile zelo per la propagazione della fede. I Re Merovingici, ed i loro successori, Carlo Magno e gli Ottoni, estesero con le loro leggi, e vittorie l'impero della Croce. L'Inghilterra produsse l'Apostolo della Germania, ed appoco appoco si diffuse la luce evangelica dalle vicinanze del Reno, alle nazioni dell'Elba, della Vistola e del Baltico79.

Non possono facilmente determinarsi i differenti motivi che influirono sulla ragione o sulle passioni dei Barbari convertiti. Questi furono spesse volte capricciosi o accidentali; come un sogno, un augurio, il racconto d'un miracolo, l'esempio di qualche sacerdote o eroe, le grazie d'una donna fedele, e sopra tutto il buon successo d'una preghiera, o d'un voto, che in un momento di pericolo avessero indirizzato al Dio de' Cristiani80. Gli antichi pregiudizi dell'educazione venivano insensibilmente cancellati dall'abitudine d'una frequente e famigliar società; i precetti morali dell'Evangelio erano invigoriti dallo stravaganti virtù dei Monaci; ed una spiritual teologia era sostenuta dalla forza visibile delle reliquie, e dalla pompa del Culto religioso. Ma potè alle volte impiegarsi da' Missionari, che s'occupavano in convertir gl'infedeli, la maniera di persuadere ingegnosa e ragionevole, che un Vescovo Sassone81

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