Читать бесплатно книгу «I misteri del castello d'Udolfo, vol. 2» Анны Радклиф полностью онлайн — MyBook

« No, » esclamò, « io non posso, non deggio lasciarvi. Perchè affideremo noi la felicità della nostra vita alle volontà di coloro che non hanno il diritto di distruggerla, e non possono contribuirvi se non concedendovi a me? O Emilia! osate fidarvi al vostro cuore! Osate esser mia per sempre! » La voce gli tremava, e non disse di più. Emilia piangeva e taceva. Valancourt le propose di sposarsi segretamente. « Alla punta del giorno lascerete la casa della signora Montoni, e mi seguirete alla chiesa di Sant'Agostino, ove ci attende un sacerdote per unirci. »

Il silenzio col quale la fanciulla ascoltò una proposta dettata dall'amore e dalla disperazione, in un momento in cui era appena capace di respingerla, quando il suo cuore era intenerito dal dolore d'una separazione, che poteva essere eterna, quando la sua ragione era in preda alle illusioni dell'amore e del terrore; questo silenzio incoraggì le speranze di Valancourt. « Parlate, mia cara Emilia, » le diss'egli con ardore; « lasciatemi ascoltare il suono della vostra voce soave; fate che intenda da voi la conferma del mio destino. » Essa rimase muta, un freddo brivido l'assalse, e svenne. L'immaginazione turbata di Valancourt se la figurò moribonda. La chiamò per nome, e si alzava per andar a chieder soccorso al castello; ma pensando alla di lei situazione, fremette all'idea di uscire e lasciarla in quello stato.

Dopo qualche momento ella sospirò e rinvenne. Il contrasto da lei sofferto fra l'amore e il dovere, la sommissione alla sorella di suo padre, la ripugnanza ad un matrimonio clandestino, il timore d'un nodo indissolubile, la miseria ed il pentimento in cui essa poteva immergere l'oggetto de' suoi affetti, erano motivi troppo forti per uno spirito affralito dalle sciagure, e la sua ragione era rimasta alquanto sospesa. Ma il dovere e la saviezza, per quanto potessero esser penosi trionfarono finalmente della tenerezza e de' suoi tristi presentimenti. Essa temeva specialmente di gettar Valancourt nell'oscurità, ed in quei vani rimorsi che sarebbero, o le parevan dover essere la conseguenza necessaria di un matrimonio nella loro posizione. Ella si condusse senza dubbio con una grandezza d'animo poco comune, quando risolse di provare un male presente, piuttosto che provocare una disgrazia futura.

Si spiegò con un candore che giustificava pienamente a qual punto essa lo stimasse ed amasse, e perciò gli divenne, se fosse stato possibile, ancor più cara. Gli espose tutti i motivi che la decidevano a rigettare la sua offerta. Egli confutò, o piuttosto contraddisse tutti quelli che riguardavano lui solo; ma gli altri lo richiamarono a tenere considerazioni su di lei, che il furore della passione e della disperazione gli avevano fatto obliare. Quel medesimo amore che facevagli proporre un matrimonio segreto ed immediato, l'obbligava allora a rinunziarvi. La vittoria costava troppo al suo cuore; si sforzava di calmarsi per non affliggerla maggiormente, ma non poteva dissimulare tutto quel che sentiva. « O Emilia, » diss'egli, « bisogna ch'io vi lasci, e son certo che vi lascio per sempre. »

Singulti convulsi l'interruppero, e amendue piansero a calde lacrime. Rammentandosi finalmente il pericolo di essere scoperti, e l'inconveniente di prolungare un colloquio che l'esporrebbe all'altrui censura, Emilia si fece coraggio, e pronunziò l'ultimo addio.

« Restate » disse Valancourt, « restate ancora un momento, ve ne scongiuro; ho da dirvi mille cose. L'agitazione del mio spirito non mi ha permesso di parlarvi d'un sospetto importantissimo; ho temuto mostrarmi poco discreto, e sembrare aver unicamente in mira di allarmarvi, per farvi accettare la mia proposta. »

Emilia, turbata, non lo lasciò, ma lo fece uscire dal padiglione, e passeggiando sul terrazzo, Valancourt continuò:

« Quel Montoni! Io ho udito voci molto strane sul conto suo. Siete voi ben sicura ch'egli sia realmente della famiglia della signora Quesnel, e che la di lui fortuna sia tale quale sembra essere?

– Non ho ragione di dubitarne, » rispose Emilia con sorpresa; « son certa del primo punto, ma non ho alcun mezzo di giudicar del secondo; e vi prego dirmi tutto quel che ne sapete.

– Lo farò per certo, ma questa informazione è imperfettissima e poco soddisfacente. Il caso mi ha fatto incontrare un Italiano che discorreva con qualcuno di questo Montoni, parlavano essi del suo matrimonio, e l'Italiano diceva che s'era quello che s'immaginava, la signora Cheron non sarebbe troppo felice. Continuò esso a parlarne con pochissima considerazione, ma in termini generali e disse certe cose sul di lui carattere, che eccitarono la mia curiosità. Gli feci qualche domanda, ma egli fu riservato nelle risposte; e dopo avere esitato qualche tempo, confessò che Montoni, secondo la voce pubblica, era un uomo perduto negli averi e nella riputazione. Aggiunse qualcosa d'un castello che possiede in mezzo agli Appennini, e qualche altra circostanza relativa al suo primo genere di vita: lo strinsi maggiormente, ma il vivo interesse delle mie domande fu, per quanto io credo, troppo visibile, e lo insospettì. Nessuna preghiera fu capace a determinarlo di spiegarmi le circostanze cui aveva fatto allusione, o a dirne di più: gli osservai che se Montoni possedeva un castello negli Appennini, ciò sembrava indicare una nascita distinta, e contraddire la supposizione della sua rovina. L'incognito scosse la testa e fece un gesto significantissimo, ma non rispose.

« La speranza di saper qualcosa di più positivo mi trattenne a lungo vicino a lui; rinnovai più volte le mie domande, ma l'Italiano stette in una perfetta riservatezza, dicendomi che tutto quanto aveva esposto non era se non il risultato d'una diceria vaga; che l'odio e la malignità inventavano spesso simili istorie, e bisognava crederci poco. Mi vidi dunque costretto di rinunziare a saperne davvantaggio, poichè l'Italiano pareva allarmato delle conseguenze della sua indiscrezione. Restai perciò nell'incertezza su d'un oggetto in cui essa è quasi insopportabile. Pensate, cara Emilia, a quanto debbo soffrire; vi vedo partire per terre straniere con un uomo di carattere tanto sospetto, come quello di cotesto Montoni, ma non voglio allarmarvi senza necessità; è probabile, come lo ha detto l'Italiano, che questo Montoni non sia quello di cui egli parlava; nonpertanto, riflettete, mia cara, prima di affidarvi a lui. Ma ormai mi scordava tutte le ragioni che poco fa mi hanno fatto abbandonare le mie speranze, e rinunziare al desiderio di possedervi subito. »

Valancourt passeggiava a gran passi sul terrazzo, mentre Emilia, appoggiata al parapetto, stava immersa in profonda meditazione. La notizia allor ricevuta l'allarmava moltissimo, e rinnovava il suo interno contrasto. Essa non aveva mai amato Montoni. Il fuoco de' suoi occhi, la fierezza dei suoi sguardi, il di lui orgoglio, la sua audacia, la profondità del suo risentimento, che alcune occasioni, benchè leggere, avevano messo in caso di sviluppare, erano altrettante circostanze ch'essa avea sempre osservato con certo quale stupore; e l'espressione ordinaria de' suoi lineamenti avevale sempre inspirata antipatia. Credeva essa ogni momento più che fosse quello il Montoni del quale aveva parlato l'Italiano. L'idea di trovarsi sotto il suo dominio assoluto in paese straniero, le sembrava spaventosa; ma il timore non era il solo motivo che dovesse indurla ad un matrimonio precipitato. L'amore più tenero le aveva già parlato a favore dell'amante, e nella sua opinione non aveva potuto vincerla sul proprio dovere, sull'interesse ben anco di Valancourt, e sulla delicatezza che la faceva opporre ad un matrimonio clandestino. Non conveniva dunque aspettare che il terrore operasse più di quello che non avesser potuto il dolore e l'amore; ma questo terrore restituì ai motivi già combattuti tutta la loro energia, e rese necessaria una seconda vittoria. Valancourt, i cui timori per Emilia divenivano sempre più forti, a misura che ne pesava le ragioni, non poteva adattarsi a questa seconda vittoria. Era più che persuaso che il viaggio d'Italia avrebbe immerso la sua Emilia in un laberinto di mali. Egli era dunque risoluto di opporvisi pertinacemente, e di ottenere da lei un titolo, per divenire il suo legittimo protettore.

« Emilia, » diss'egli col più vivo ardore, « questo non è il momento degli scrupoli; non è il momento di calcolare gl'incidenti frivoli e secondari relativamente alla nostra felicità avvenire. Vedo adesso, più che mai, quali sono i pericoli ai quali andate incontro con un uomo del carattere di Montoni. Il discorso dell'Italiano fa temere molto, ma meno assai della fisonomia, e dell'idea ch'essa mi ha formata di lui; vi scongiuro per il vostro interesse, e pel mio, di prevenire le disgrazie che mi fanno fremere a prevederle soltanto.... Cara Emilia! soffrite che la mia tenerezza e le mie braccia ve ne allontanino; datemi il diritto di difendervi. Io son lacerato dal dolore all'idea della nostra separazione, e dei mali che possono esserne la conseguenza. Non vi son pericoli ch'io non sia capace di affrontare per salvarvi. No, Emilia, no, voi non mi amate.

– Abbiamo pochi momenti da perdere in recriminazioni e giuramenti, » disse questa sforzandosi di nascondere l'emozione; « se voi dubitate quanto mi siete caro, e quanto lo sarete eternamente, allora non vi è espressione da parte mia che sia capace di convincerne. » Queste ultime parole spirarono sulle sue labbra, e proruppe in largo pianto. Dopo alcuni istanti, si riebbe da quello stato di tristezza, e gli disse: « Bisogna ch'io vi lasci: è tardi, e nel castello potrebbero accorgersi della mia assenza. Pensate a me, amatemi, quando sarò lungi di qui. La mia fiducia a tal proposito formerà tutta la mia consolazione.

– Pensare a voi, amarvi! » sclamò Valancourt.

– Tentate di moderare siffatti trasporti per amor mio, tentatelo!

– Per amor vostro!

– Sì, per amor mio, » disse la fanciulla con voce tremante; « non posso lasciarvi in questo stato.

– Ebbene, non mi lasciate, » rispose Valancourt; « perchè lasciarci, o almeno lasciarci prima dell'albeggiare del dì?

– È impossibile, » soggiunse Emilia; « voi mi straziate il cuore; ma non acconsentirò mai a questa proposta imprudente e precipitata.

– Se potessimo disporre del tempo, Emilia cara, essa non sarebbe tanto precipitata. Bisogna sottoporci alle circostanze.

– Sì, certo, bisogna sottomettervici. Io vi ho già aperto il cuore: or mi sento spossata.

– Perdonate, Emilia; pensate al disordine del mio spirito in questo momento in cui sto per lasciare tutto ciò che ho di più caro al mondo. Quando sarete partita, mi ricorderò con rimorso di tutto quanto vi feci soffrire; allora desidererò invano di vedervi, non foss'altro per un istante solo, per lenire il vostro dolore. »

Le lagrime lo interruppero; Emilia pianse con lui.

« Mi mostrerò più degno del vostro amore, » disse Valancourt alfine; « non prolungherò questi crudeli istanti, Emilia mia, unico mio bene, non dimenticatemi mai: Dio sa quando ci rivedremo. V'affido alla Provvidenza. O Dio, Dio mio, proteggetela, beneditela! »

Si strinse la di lei mano al cuore: Emilia gli cadde quasi esanime sul seno. Non piangevan più, non si parlavano. Valancourt, allora repressa la sua disperazione, tentò di consolarla e rincorarla. Ma essa parea incapace di comprenderlo, ed un sospiro che esalava per intervalli provava solo che non era svenuta.

Ei la sorreggeva camminando a lenti passi verso il castello, piangendo e parlandole sempre. Ella rispondea sol co' sospiri. Giunti alfine a capo del viale, parve rianimarsi, e guardandosi intorno:

« Qui bisogna separarsi, » diss'ella sostando. « Perchè prolungar questi momenti? Rendetemi quel coraggio del quale ho tanto bisogno. Addio, » soggiunse con voce languida; « quando sarete partito, mi ricorderò di mille cose ch'io doveva dirvi.

– Ed io! di tante e tante altre, » rispose Valancourt; « non vi ho mai lasciata senza ricordarmi subito dopo d'una domanda, d'una preghiera, e d'una circostanza relativa al nostro amore, ch'io ardeva dal desiderio di comunicarvi, ma che mi sfuggiva dalla fantasia appena vi vedeva. O Emilia! quelle fattezze ch'io contemplo in questo momento, fra poco saranno lontane da' miei sguardi, e tutti gli sforzi dell'immaginazione non potranno delinearmeli con sufficiente esattezza… »

Ciò detto se la strinse di nuovo al seno, ove la tenne in silenzio bagnandola delle sue lagrime, che vennero pure a sollevare l'ambascia della fanciulla. Si dissero addio, e si separarono. Valancourt sembrava fare ogni sforzo per allontanarsi. Traversò a precipizio il viale; ed Emilia, che camminava lentamente verso il castello, ascoltò i suoi passi veloci. La calma malinconica della notte cessò alfine di essere interrotta. Ella si affrettò di tornare alla sua camera per cercarvi il riposo, ma, oimè! esso era fuggito lungi da lei, e la sua sciagura non le permetteva più di gustarne.

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